domenica 11 dicembre 2016
IDILLIO DEL PICCOLO MORTO
( Al sonno profondo del figlio Lelio )
La villa silenziosa che raccoglie
dalla riviera docile i suoi lumi
scopre fluenti d'inquiete foglie
viali argentei, siderali fiumi.
In dolorosa esilità mi chiami,
piccolo morto intirizzito d'aria :
la notte calma con pazienti rami
il sonno bianco della Solitaria.
Ma nello slancio rapido dei pini
culmina il cielo delle vette, azzurro,
ed incantati tremano ai vicini
boschi dell'aria gli alberi al sussurro
che ti lambisce in una vana pace.
Ora sei bianco e come inteso al vivo
della tua cieca trasparenza. Tace,
rannicchiato, l'erompere giulivo
d'una suprema volontà di spazio:
piccolo morto svincoli le forme
ora che s'è rinchiuso nel tuo strazio
in un silenzio intenso il mondo e dorme.
Esorbiti: cautela del tuo volto
l'aria trasale, illimpidita. Lento,
ripiegato su te, quasi in ascolto
del tuo silenzio, ti rassegni al vento.
Doloroso inesperto alla tua pena,
invaghito monotono di stento,
t'illumini di te: notte serena
spacca troni di roccia al firmamento.
Puro del cielo, e nell'odore stretto
al tuo respiro d'anima fiorita,
il mondo si rannicchia nel tuo petto
nel desiderio caldo della vita.
Così la strada addormentata sale
odorosa di tombe incontro all'aria
nuova del volto, al tuo dolore uguale
per ogni tempo che verrà. Non varia
luna al silenzio che stupì la bara.
Traforata da ruderi celesti
la notte stacca serenata e chiara
l'ora profonda : nel silenzio resti
come un'eco di foglie inquiete, rara.
Alfonso Gatto da Isola
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