sabato 13 settembre 2025

VIVI AL MONDO



                                                             Oggi vorrei che rintracciassi le mie orme...



Elosabeth Bishop ha scritto che il segreto della poesia è costituito da "spontaneità, mistero, accuratezza " e ha aggiunto " in quest' ordine ". Daniela Attanasio sembra conoscere molto bene la formula di questo segreto. In questa sua ultima opera ( candidata al Premio Strega  per la Poesia ) giunge ad una sintesi dei tre elementi : una lingua tangibile e leggerissima, dolorosa eppure lucente. Nel dettaglio del verso lungo, la tensione procede senza cedere, capace di aprirsi, coagularsi in profondità, sciogliersi nella levità quasi ironica del gioco. In " Vivi al mondo ", la poeta tiene insieme con rigore e forza la vita sensoriale e quella spirituale e nei suoi versi la poesia si avvicina a qualcosa che chiamiamo " anima "




ha una solitudine lo spazio una solitudine il tempo -

sono due idee che si curvano ma non si toccano

come le tende che scendono sui vetri della finestra

i libri schierati nelle loro rastrelliere

come le braccia quando si chiudono in un abbraccio

senza stringere nulla


solitudini inerti che non sanno niente delle mie paure -

non è la solitudine dell' aquila in montagna

né la solitudine di chi entra in clausura a spaventarmi

ma quella dell' acqua che nella cella del freezer

si cristallizza in un cubetto di ghiaccio .



                                              ***


oggi vorrei che tu rintracciassi le mie orme

per custodire la parte giusta del cuore

dove il sangue è rosso e la morte dorme.



                                             ***


anche tu compatisci gli infelici dell' amore anche tu

ti compatisci per il freddo che scorre con il sangue

ma non c'è più passione nei tuoi giorni scrivendo ti

consegni a lingue diverse e hai l' illusione di bastarti -

guarda come batte il sole stamattina su questa corteccia

che d' inverno gela c'è sapore di mandorla nell' aria

una complessa armonia di colori corpi nodosi  o sciolti

alla corsa ai gesti eleganti dell' arte marziale guarda quel

piccione gonfio dì amore come gira vorticando intorno

alla femmina come si allarga lo spazio se chiudi gli occhi -

suoni richiami scorrono in forma di canzone popolare


ma sei lontana dall' età dell' innocenza dove un gesto

o una voce parlavano di desiderio ora è il Tempo Sovrano

a decidere per te dovrai bastarti fino all' ultima ora della vita.



                                                    ***


non morirà la creazione umana

la poesia sarà ancora e per sempre un

diffusore di fatti quotidiani dove la spinta della parola

conta più della ragione dove le pulsazioni del cuore

sono colpi di martello quando il fiato si fa corto per

la paura di non riuscire a dire il verso esatto che vada incontro all' amore -

amore per la terra per il mare per la natura astratta del cielo

amore che riscalda il corpo nella neve -


amore come pane

come le nostre parole lasciate a lievitare

in un' anta del corpo per un' altra stagione

un' altra sponda di vita dove sostare.



                                                 ***


avrei voluto spostare lo sguardo dalla tua

schiena al tronco malato dei platani ai pappagalli

che sono germogliati sui rami della magnolia

fermarmi davanti alla fontana di pietra ma le

ortiche si moltiplicavano sotto i piedi la siepe di

alloro sfumava giallo nella sua gabbia geometrica

la ghiaia si macchiava di muffe e cortecce

sotto il sole le foglie bruciavano accartocciate dalla

sere - l' impazienza di te non è più tortura

tra vita e morte c'è uno spazio esiguo ormai una

lingua di silenzio tra le facce del mondo e la bellezza


come accadeva nell' infanzia un secolo fa tra la

paura del buio e la grazia del sole d' inverno

quando entrava dalla finestra con la volta a ogiva.




                    Daniela  Attanasio   da      Vivi al mondo



 

3 commenti:

  1. Mi ha incuriosito l'acqua cristallizzata nel freezer, che si trasforma come materia, da iniziale vapore oppure cellula sorgiva. La lasciamo scivolare via, dissetandoci, nella doccia, o in un mare di acqua che crediamo ci culli a riva. E la solitudine è sempre la nostra, uguale, medesima, triste e feroce; noi solo la riflettiamo in quello che ci circonda e vive sereno, e di solitudine non ha mai sentito voce.
    Siamo noi i creatori fertili.

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  2. Secondo me, quello che impaurisce l' autrice, non sono le solitudini di cui ha parlato ( e lo dice ), ma che conservano qualcosa di umano o quantomeno di vivo, ma il fatto che l' acqua, diventando ghiaccio, diventa materia inerte e perciò senza più calore e possibilità di relazione.

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    1. Concordo ma ne facevo un discorso più ampio, somatizzando la solitudine come elemento che tendiamo a rifletterci attorno, accomunandolo ad altri fenomeni. Sensazione mia ovviamente..

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