sabato 8 giugno 2019

SVENIMENTI A DISTANZA 1

 
 

                                                   Mi siedo fingendo di essere un suono…


Mi siedo fingendo di essere un suono
interminabile. La strada arriva a te, cotone d'aria
per essere guardata
con autentica pazienza da chi parla,
da chi risponde: " Non t'ho sentito per nessuno, mai. Te l'assicuro".
Prova a spezzare le tue movenze in quattro,
come un avaro mostro che gioca
senza riguardo a ricercare me, nell'ospedale
delle parole vinte o sottili:
topi di artiglieria che vengono alle mani,
se tu gli muovi guerra; e così sia.


                                          ***

Ma se quelli se ne vanno - come hai capito - a noi
ci toccherà, semmai, di cambiare un'altra volta posizione.
Da morti a fantasmi, da 22 a 28.
Il segreto è nello scheletro, mi pare:
infatti è sempre forte e porta il segno di una contesa.
Cioè: si conta uno più uno, se si vuole davvero tranquillità.
E poi ripete: che ti sei fatto, lì?
E adesso - di nuovo - altre risate;
però le scelgo entrambe.
Si vede che la conduce, un poco troppo,
una stranissima passione; pure il cronista lo ricordava:
tutto quello che è successo, alla fine,
ci ha soltanto - come dire - disonorato.


                                         ***

Il rapporto tra noi è una
gengiva azzurra; e tanto si dimentica lo stesso.
( Come i gamberi e l'acqua nodosa,
che li fanno diventare eterni ).
Ancora un ospite e odore
di esempi finiti male.
Meglio svenire in qualsiasi
continente che fra le tue braccia.
Neppure giurare o diventare ciò che si vede.
No: rallentare in una pianta morbida, ovale.
Risalire un po' di meno.
Chi se n'è andato paga il conto
perché è solo : e tu, quasi sorella, entrando come un graffio
tra le facciate gigantesche, alle parole bianco e annoiarmi,
sei scivolata
con una rara facilità da polvere da sparo.


                                          ***

In tanto spazio, in quanti nemici stanno
nella materia? La tua voce raggiunge
le dita e noi saremo uguali
per sempre. Ma cos'era successo davvero
ai nostri poveri amici? Oltre il giardino
dell'ospedale, dico? Oltre l'abbraccio
della prima ora?
E tu, scontrosa diligente, mi basterai per l'ultimo
proiettile, per questo allegro ballo
inciso nel fosforo dell'aria?



                    Mario  Fresa     da       Svenimenti  a distanza

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