domenica 9 giugno 2019

DOROTHY PARKER

 
 

                                                                             Dorothy Parker


L' ACCONDISCENDENZA VERSO IL DOLORE

(…) Il Valzer uscì sul " New Yorker" il 2 Settembre 1933, quando
      Dorothy Parker aveva quarant' anni. E a proposito dei
      quarant'anni, Dorothy ha scritto anche una prosa intitolata
     La mezza età, ovvero il periodo blu che si conclude così: " Oh
     vieni, mezza età, vieni, vieni! Vienimi accanto, porgimi la tua
     mano, fatti guardare negli occhi… Oh...dunque è questo il tuo
     vero aspetto? Che Dio mi aiuti… aiuto! ".
     Giornalista, poetessa, scrittrice, sceneggiatrice, critica teatrale,
     sperperatrice di vita e di talento, signora mondana temuta e
     adorata per i giudizi taglienti, per il sarcasmo, per la forza
     spietata delle sue osservazioni. Ha raccontato la solitudine, la
     vanità, la gelosia, le pene d'amore, l'attesa di una telefonata
     che non arriva, l'alcool, la guerra tra uomini e donne e il vuoto
     di certe giornate a New York. E' il modello di tutte le scrittrici
     che, dopo di lei, hanno usato l'ironia e il senso dell' humor nell'
     osservare la verità della vita quotidiana.
   " Che altro si può dire quando un uomo ti invita a ballare?
     Ci mancherebbe altro, dovrai passare sul mio cadavere?
     Oh, grazie infinite, ne sarei estasiata, ma ho le doglie…
     Sarà un vero piacere".
   Sarà un vero piacere farmi levare le tonsille;sarà un vero piacere
   ritrovarmi su una nave in fiamme nel cuore della notte ": vale
   per tutti,vale per sempre,vale non soltanto per i balli indesiderati,
   parte da un valzer e arriva all'accondiscendenza verso il dolore.
   Dorothy Parker ha detestato l'etichetta di umorista, e infatti non
   lo è mai stata." Non voglio essere classificata come una scrittrice
   umoristica: mi fa sentire colpevole ".
   Si è sentita colpevole per tutta la vita: per non aver fatto
   abbastanza. Per non essere diventata, nella sua idea di scrittura,
   Ernest Hemingway o Francis Scott Fitzgerald; per aver sprecato
   il tempo e la salute mentale a Hollywood ( " a ucciderci non sono
   le tragedie, sono i casini " ), e per essersi lasciata consumare
   dalla vita mentre se ne nutriva per raccontare gli esseri umani.
   Nel 1956, lei si sentiva perduta, preparava il suo epitaffio:
  " Scusate la polvere "; viveva in un albergo a New York con un
   barboncino, beveva troppo. Ma aveva già scritto tanto, e nel suo
   continuo costruire e demolire, ha creato un modo diverso di
   guardare il mondo, e di averne pietà.
  
   INVENTARIO

   Quattro cose conosco molto bene:
   ozio, dolore, un amico e un nemico.

   Di quattro cose avrei poi fatto senza:
   amore, curiosità, lentiggini e dubbio.

   Tre cose non potranno essere mai mie:
   soddisfazione, invidia e champagne a sufficienza.

   Tre cose avrò finchè rimango in vita:
   riso, speranza e un pugno nell'occhio.   (…)



                 Annalena  Benini   da     I racconti delle donne     

 
 

                                                             Il Valzer

5 commenti:

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