lunedì 22 ottobre 2018

SOLA A PRESIDIARE LA FORTEZZA ( Introduzione )



Pur affetta da un male inarrestabile, tenuto a bada da cure altrettanto dolorose, l'energia per scrivere non era mai mancata a Flannery O' Connor: " è l'unico compito per una come me". Così, dopo le tre ore quotidiane di lavoro ai testi, la vediamo affacciarsi sul mondo, divertita, caustica, curiosa, piena di joie de vivre.
" Stanca di parlare di gente che non esiste a gente che non esiste," allaccia fitte corrispondenze con persone in carne e ossa. Ha una voracità mai sazia di ogni aspetto del reale e, a partire dalla fattoria in Georgia, seguiamo le imprese dei suoi celebri pavoni e quelle di un giovanissimo Cassius Clay, l'arrivo di un nuovo bracciante e l'assassinio di John Kennedy, l'esilarante partecipazione a una conferenza in provincia e l'ultima argomentazione che va affinando nella sempiterna battaglia spirituale, la lavorazione certosina di un racconto e la scoperta di un nuovo autore o amico.
Ritroviamo nelle lettere tutti gli elementi che fanno grande l'opera:visionarietà, crudezza e compassione, pronunciamenti adamantini sulle cose della vita e dell'arte, un umorismo mai tenuto a freno e mai domato e un alone di grazia repentino e stuporoso  come la ruota del pavone. Accompagnando una Flannery " prematuramente arrogante " attraverso i  brevi anni di una vita " impavida, alacre, acre, splendida e inappariscente ( Robert Lowell ), fino agli ultimi dispacci dai confini della morte, si capirà perché non bisogna chiedere che malattia ha una persona, bensì con chi la malattia ha a che fare.



                                                              f.
                              

2 commenti:

  1. Bellissima quest'ultima frase, molto significativa e vera

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  2. Sì, è vero: ogni malattia ( rendendoci più vulnerabili e bisognosi) ci " svela" a noi stessi. E indubbiamente anche agli altri…E si capisce molto di noi da come reagiamo al dolore.

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