mercoledì 31 ottobre 2018

CATHERINE E ALTRE POESIE

 
 


                                Non so di chi sono la preda, non so di chi sono l'amore…


NOVA

In un mondo d' un tempo futuro ove ho vita
che nel cielo d'oggi non s'è creato,
nel più inviolato spazio dove la volontà devia
nell'atto recentissimo dell'astro che fuggo,
tu vivrai, mio splendore, mia sofferenza, mia sopravvivenza,
mio più smisurato cuore fatto del sangue che sono,
mio alito, mio contatto, mio sguardo, mia voglia,
mio bene più terreno nell'infinito disperso.

Evita l'avvenire, l'immagine perseguìta !
Morta di voi io sono, o miei adorati atti,
non essere, dìsfati, dìleguati, slega
il desiderio denuncia ch'io non ho scelto.

Il giorno mio non assolvere, anima della mia follia -
rinuncia ad destino che non ho compiuto.


                                         ***


NYX

O mie notti, o nere attese,
o audace paese, o segreti ostinati,
o lunghi sguardi, o lampeggianti nubi,
o volo dato oltre gli impenetrabili cieli!

O gran desiderio, o sparsa meraviglia,
o bel paesaggio dell'incantato spirito,
o male peggiore, o scesa grazia,
o schiusa porta da nessuno mai varcata !

Non so perché muoio e annego
prima di entrare nell'eterna sosta.
Non so di chi sono la preda,
non so di chi sono l'amore.


                                             ***


AMO COLUI CHE NON SA

Amo colui che non sa
dove condurre i suoi passi;
destino, non fare
che un vento lo porti dove io non sono,
ti supplico.
Attribuisci fortuna e sfortuna
a questo dormiente in egual misura,
così che finisca sul cuore
della sua amica.


            Catherine  Pozzi    da    Nyx e altre poesie



LIBERAMI DAL TEMPO

 
 
 
          Erano i suoi sguardi al risveglio il solo lume all'incerto dei miei passi…


                                                  
E' UNA BARCA CON  UNA TAL MERCE

E' una barca con una tal merce
come ancora nessuna nave l'ha portata
sta il nome " Cuore" sulla prua
dove mai allora fa il viaggio?

Scorte di memoria sono il carico
e strati di tappeti
in ciocche di nostalgia e una brocca
forgiata al pianto della mezzanotte.

Non vedi tu su questa grande barca
vela né pennone né pilota
nessun'altra incrocia la sua rotta

su e giù l'onda la scaglia
del suo andare nessuna traccia resta
e il suo carico nel mare affonda.


                                      ***


COME SCENDE IL RICORDO

Come scende il ricordo dall'abetaia abbandonata
alla pace del Lete senza posa spingendo
il nuovo flusso premendo fra i dirupi
nell'angusta valle che ricordava il suo piacere

aspersa l'oscurità di schiuma
quando il tardo sole fuggì dietro una rupe
e un pesante torpore sul mare di nebbia conquistò
il cuore sconfinante sullo sfondo appeso.

Ma quella che mai più si affligge
attende alle immutate leggi del trapasso
e lei che l'andar di sera esercita alla riva

dove onde azzurre lambiscono i suoi piedi
leva lo sguardo sull'eterna via indugiando
e con l'ultimo ricordo all'amico tende.


                                       ***


ERANO I SUOI SGUARDI AL RISVEGLIO

Erano i suoi sguardi al risveglio
il solo lume all'incerto dei miei passi
e i corpi stellati dei suoi occhi offrivano
l'unico lucore alle stanze del mio riposo.

Ora sono partiti gli amici
i muti specchi di ogni spirito fransero
in questi cieli che il loro liquido riso
ad ogni mattino più splendenti illuminavano.

Ancor quando piangevano erano come solchi stesi
che dal cadere greve delle gocce traevano alimento
e più durevole fragranza del persistere della pioggia,

e dalle copiose loro lacrime parlavano
le cose i cui nomi ancora non si davano
così come le foglie nei giardini.


              Walter Benjamin  da   Liberami dal tempo e altre poesie


lunedì 29 ottobre 2018

POETI IN AMORE

 
 


                      " Peu m' importent les problèmes, mon amour puisque tu m'aime…"



Amore, bada, se mi vuoi ferire,
che la ferita non mi sia mortale.

Lagnarmi non m'udresti del mio male,
ma lontano da te vorrei morire.

Come la cerva ch'è ferita a morte,
nel folto delle selve fuggirò.

Sola e senza rimpianger la mia sorte,
amor, lontano da te morirà.


                          Lalla Romano    da        Poesie


                                 ***


Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t' amo come si amano certe cose oscure
- segretamente - tra l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé - nascosta - la  luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T' amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amarti altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.


                            Pablo Neruda    da    Cento sonetti d'amore


                                         ***


Io penso sempre di morire,
nessuno mi ha mai amata.

Io vorrei essere silenziosa come la figura di un santo
e che tutto in me fosse spento.

Mi farebbe la sera sognante
e gli occhi piangenti.

Io non so dove andare,
ma dovunque ci sei tu.

Tu sei la mia patria segreta
e non voglio nulla di più leggero.

Come fiorirei dolce con piacere su nell'alto
al tuo cuore azzurrocielo.

Metto soavi pensieri
intorno alla tua casa pulsante.


                        Else Lasker- Schuler    da      Poesie


                                          ***


E' stato bello, tesoro mio,
ora sei a nanna,
niente più avanti e indietro,
quasi hai smesso di strillare,
ecco l'altro cuscino, in braccio
l'orsacchiotto,
ma poi li scagli
tutti e due verso la finestra
che non si può aprire,
e io te li riporto,
succede tante volte,
ma quando ti bacio
accarezzo i tuoi capelli grigi:
sono appena passati vent'anni
dalla prima volta;
allora ti fai immota,
non vuoi più strozzare
i bambini, te oppure me,
ti ritrovi almeno
nel piccolo vano chiuso
senza tavolo e senza sedie,
chiedi dell'acqua
ma basta
che tu pianga
stilla dopo stilla
giù dal volto
fino alla bocca
da cui non mi separo.

               Gunter Herburger   da         Nuovi poeti tedeschi


                                  ***


Mio Dio, fate che colei che potrà essere la mia sposa
sia umile e dolce e diventi per me una  tenera amica;
che ci si possa addormentare tenendoci per mano;
ch'ella porti al collo - un po' nascosta tra i seni -
una catenina d'argento con una medaglia:
che la sua carne sia più liscia più tiepida e dorata
della prugna addormentata al declino dell'estate;
c'ella diventi forte da vegliare sull'anima mia
come un'ape sul sonno di un fiore; e che,
il giorno in cui morrò mi chiuda gli occhi
e per sola preghiera s'inginocchi,
congiungendo le dita sul mio letto,
con quel rigonfio di dolore che soffoca nel petto.


                  Francis  Jammes    da     Poesia francese del Novecento


L'AMATA ( Introduzione )



Dal segreto, passionale amore inglese degli anni giovanili alla diverse corti di devoti che si sono periodicamente rigenerate attorno alla sua carismatica presenza, Elsa Morante è stata amata o idoleggiata lungo tutto il corso della sua vita. Un fascino - il suo - che si sprigiona fortissimo a dispetto di un carattere esigente e difficile. Eppure una sete inappagata d'amore percorre come un potente leitmotiv la sua biografia, consumandola fino ai suoi esiti estremi.( Non compaiono in questa raccolta le lettere della sua ultima disperata storia d'amore - col giovane pittore Bill Morrow  che si suicidò - vicenda dalla quale la scrittrice non si riprese mai più ).
Da un archivio di oltre cinquemila documenti e da trecento lettere di Elsa acquisite successivamente presso i destinatari, Daniele Morante ha scelto e composto - con un lungo e paziente lavoro - circa seicento testimonianze esemplari della corrispondenza della scrittrice con gran parte dei suoi interlocutori simpatetici e più assidui. Grazie a questa ingente mole di materiali ( in gran parte inediti ) emergono fatti fin qui poco noti della vita di Elsa: le molte sfaccettature del lungo e complesso rapporto con Moravia, l'irrequietezza delle sue passioni intellettuali e umane, le ragioni del precoce invecchiamento autoindotto nonché la sublimazione della propria femminilità nel ruolo di " alma mater ".
E poi - naturalmente - la sua scrittura, le sue opere,  i contatti con i maggiori intellettuali del tempo e infine i suoi lettori che le scrivevano lettere colme di ammirazione e di gratitudine.
Un libro- in sostanza - che ci restituisce un'immagine più vera della scrittrice, lontana dai cliché stereotipati coi quali troppo spesso ci viene presentata.



                                   ( f. )





                                 

L'AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 1

 
 


25 Ottobre 1936

Da Don Piero a  Elsa Morante

(…) Figliuola in Xto  car.ma,
       la tua lettera è venuta ad appagare un mio desiderio che era
       quello - appunto - di avere una risposta a ciò che ebbi a
       scriverti intorno alla crisi della povera anima tua.
      Mi hai appagato? Sarò schietto: in parte sì, in parte no. Dico
      in parte sì, perché quando si desidera di credere, in parte si è
      già sulla buona strada: Dio non può negare a nessun'anima l'
      appagamento di questa nobile, necessarissima brama e non  lo
      negherà ad una Elsa che sì fervidamente credette in Lui, e che
      Lui amò quando fioriva in lei la candida innocenza della sua
      infanzia, e nel virgineo suo cuoricino già tanto amava Gesù
      che l'aveva nel sangue suo rigenerata - per le mie mani - nel
      sacro lavacro battesimale.
      Ti ho esposto ciò che mi soddisfa nelle quattro tue paginette: il
      desiderio di credere. E che mi dispiace in esse ? Nulla forse di
      positivo: ognuna delle tue proposizioni, presa benignamente,
      interpretata con mente ed affetto paterno può passare: ma esse
      hanno una grande lacuna, dirò meglio: non trovo in esse una
      cosa che non vi dovrebbe mancare. Attraverso il velame di
      alcune tue frasi, non posso non iscorgere che hai per l'anima
      delle cose intime che dovresti rivelare al medico delle anime.
      Che mai possono significare quelle parole :" Vorrei che Lui si
     accorgesse di me e mi togliesse dalle cose che uccidono l'anima.
     Anche fra i dolori ve ne sono alcuni che elevano , altri che
     soffocano? Iddio vede tutto ciò; vuole anche aiutarti a
     disgombrare tanta pena dallo spirito, ma il modo che suole
     tenere per raggiungere l'intento non è unico: potrebbe senza
     dubbio darti un raggio interiore di luce o trasverbarti ( sic ) con
     uno strale sì acuto di carità da renderti in un subito e credente e
     amante;ma questa non è la via ordinaria dell'operazione divina;
     Gesù ha detto nel Vangelo, riferendosi ai suoi lougotenenti: qui
     vos audit, me audit; e tu - figliola - non ti sei ancora rivolta a
     nessuno di essi implorando veramente quello di cui tanto
     abbisogni: fede e amore.
     Or ecco: per essere al sommo concreto, quello che manca nella
     tua lettera, avrei voluto leggervi queste o simili parole : Padre,
     mi dica quando e dove posso trovarla, perché io voglio
     prostrarmi ai piedi di Gesù e per ministero di Lei ricevere la
     grazia di tornare ad amarlo come tanto l'amai quand' Ella mi
     incorporò in Lui, mi fece tutta sua nel santo Battesimo, ed ero
     allora tanto, tanto felice!
     Sì, Elsa,figliuola delle mie lacrime,la via più breve per giungere
     al Credo è quella del Confiteor.
     Ti benedico una e mille volte - aff.mo in Xto -

                                                    Pietro


Lettere di e a Elsa Morante   da   L'amata ( a cura di Daniele Morante )

domenica 28 ottobre 2018

L'AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 2

1938

Da Elsa Morante ad Alberto Moravia

(…) Caro Alberto,
       ho un tale desiderio di parlarti ogni momento, che dovrei
       sempre scriverti. Ma questo non è possibile, come non sono
       possibili tante altre cose. E poi, se ti scrivessi sempre, tu
       finiresti per non leggere nemmeno più le mie lettere, per il tuo
       carattere che ti fa sembrare inutili le cose che hai. Ma forse mi
       sbaglio e malgrado tutto non ti capisco abbastanza.
       Questo è uno dei miei rimorsi, e il più grande di tutti è che non
       mi riesce di essere per te quello che vorrei. So di essere piena
       di cose volubili, fisiche, non chiare, e forse quelli che a te
       sembrano dei segreti che per te non esistono, sono soltanto
       queste ombre del mio carattere.Ma vorrei che tu vedessi dietro
       a queste cose come desiderio di avvicinarmi a te. Vorrei esserti
      così vicina che tu te ne accorgessi e non andassi continuamente
      via da me come hai fatto finora. Vorrei essere un bene per te, e
      per questo rinuncerei a me stessa e a tutto quello che mi
      riguarda. Tutto è molto chiaro e semplice, ma ancora non mi
      sembra di averlo detto come si dovrebbe.
      Ti domanderai perché ti scrivo ora tutte queste cose. Perché ho
      bisogno di dirtele, e qualunque siano i nostri rapporti nel
      futuro, ( io davvero non lo so, e naturalmente anche stasera
      sono piena di gelosie e di disperazione ), tu ti ricordi in
      qualunque momento questo che ti dico…


                                         Elsa

Lettere di e a Elsa Morante   da  L'amata  ( a cura di Daniele Morante )

L' AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 3



Roma , 1950 ?

Da Alberto Moravia a Elsa Morante

(..)Cara Elsa,
    ho mangiato solo e sono stato solo tutto il giorno e così ho avuto
    agio di riflettere su tante cose.
    Stamani ero di ottimo umore e se non ci fosse stata la tua
    ossessione assai antipatica sulla rassomiglianza della mia
    persona con quella del sign. Punzo ( locatore di Elsa ), oggi
    sarebbe stata una giornata normale. Così non è stato. Pazienza.
    Voglio dirti che io non desidero assolutamente che noi ci
    separiamo. Ancora oggi, sebbene mi senta proprio disperato,
    questa soluzione la respingo con tutte le mie forze. Ancora oggi
    tu sei la persona - come ti dissi ieri - che amo di più al mondo e
    alla quale sono più attaccato e non voglio separarmi da te.
    Tuttavia, non vorrei che tu pensassi che io voglia trattenerti per
    forza. Io sono convinto profondamente che possiamo restare
    insieme, ma se tu proprio non lo vuoi, ebbene sia come tu
    desideri. Ed è per questo che io ti dico fin d'ora che io ti
    accontenterò in tutte le tue richieste, dentro le mie possibilità.
    Ossia ti comprerò quel piccolo appartamento di cui si è
    parlato col resto dei soldi della vendita della casa, e poi ti darò
    un mensile. Circa quest'ultimo, tieni conto che io non guadagno
    molto.Bompiani mi dà 100.000 lire; il Corriere altre 90.000; il
    Mondo 50.000. Questo è tutto perché non posso assolutamente
    continuare  fare il critico cinematografico. Affittando l'
    appartamento di via dell' Oca si possono raggiungere 350.000.
    Si possono, dico, sebbene non sia sicuro.Perchè finchè tu stavi
    con me, io avevo una spinta potente a lavorare, mentre già
    adesso- che tu mi tratti così male - il lavoro mi nausea e devo
    fare uno sforzo terribile per far fronte ai miei impegni. Quando
    te ne sarai andata, ho proprio paura che per qualche tempo mi
    sentirò orribilmente paralizzato.
    Cara Elsa, io ti amo ancora tanto, che basta una tua parola
    sgarbata per farmi tanto soffrire. Purtroppo c'è in te come un
    demone che ti spinge a dirmi sempre delle cose spiacevoli.
    Perché non sarebbe possibile cambiare tutto ciò ? Piuttosto che
    metterci a vivere tutti e due soli, non sarebbe meglio mostrare
   un po' di buona volontà ?Io sono orribilmente disperato e infelice
   e non so come andrà a finire. Scusami per tutto quello che posso
   averti fatto di male, se puoi.
   E cerca di comprendermi

                                  il tuo Alberto


Lettere di e a Elsa Morante  da   L'amata ( a cura di Daniele Morante )

L'AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 4


4 Giugno 1940

Da R.T.M.  a  E.M.

(..)Mio amorino, cara, viola mia, uccellino mio, sono le tre di notte
    ma io non posso dormire perché nel mio letto grande il tuo posto
    è vuoto. Sono rimasto fino adesso parlare di te con mio amico e
    la sua sorella. Essi dicono che tu devi essere una cosa proprio
    straordinaria; ma come possono dire se non conoscono ancora!
    Io ho detto a loro che tu non sei una cosa straordinaria, ma una
    cosa che fa morire per amore. Ciascuna cosa che tu dici e fai è
    di amore; io penso un cieco e un fantoccio chi non ama te. Ma è
    meglio che non tutti vedano te, perché io soffro troppo quando
    alcun altro ti ama.Mia fortuna è che adesso nessuno ti ama oltre
    di me. Ciò devi credere, non devi ascoltare tue fantasie di
    bambina. Tu sei come la solita bambina che sempre eri stata,
    anche quando dicevi le tue grandi ragioni e ti davi arie di donna
    Come posso lasciare sola la mia bambina nella notte adesso che
    posso averla? Il telefono è una grande tentazione per me. Vorrei
    telefonare ancora come ieri notte, e poi viene la voce di zitella
    che dice: qui tutti dormono, e dopo sento la tua vocina molto
    dignitosa. Poi tu scendi e mi dici: non fare più. Oh, dearie,
    basta di fare così! Sapevo che tornato non ti avrei avuto subito,
    ma come posso pensare te in una medesima città con me e in un
    altro letto che non è mio? Basta! Questa è cosa contro natura, è
    una maledizione, tu sei pazza! Io guarirò la mia pazza! Mio
    letto senza te è come l'inferno: io voglio venire e portare via te
    e spogliarti come prima e farti una cosa tutta di baci, come eri
    prima! Tu sei mia e non puoi dire di non baciare ciò che è mio!
    Io ti porto qui, Elsie, anche se tu dici di no, non aspetto più
    tardi che domani. La mia notte di domani sarà con te: io bacio i
    tuoi piedini, e gambe e ginocchia, e bacio te dentro come un
    pazzo da farti gridare e mordermi d'amore come una tigre.
    Ricordo che parole gridavi quando io ti baciavo così! Ma io ti
    facevo aspettare a darti ciò che volevi perché volevo prima
    baciarti e farti morire per voglia di lui. Elsie, io sarò pazzo
    stanotte. So che in un'altra casa c'è mia tiny come prima e io 
    voglio e non posso baciare le sue due cose nudine, care,
    sorelline, e lei, la mia, e mordere e baciare il suo culetto mio
    amore, e la spalluccia bianca, e la bocca di una bambina coi
    dentini distanti, e tutto, tutto che è mio, mio! No, no, basta!
    Sono quattro giorni da mio ritorno, Elsie, io sapevo che dovevo
    ancora aspettare perché dicerto in questi anni tu avevi penzato
    il senso di me. Ma adesso! perché non basta? Tu mi hai baciato
    subito a vedermi. Perché allora? Allora perché non hai scritto
    che non vuoi vedermi piuttosto? Elsie, mia dearie, tu sai che
    nessuna donna sarà come te per me. Ti ricordi quella volta a
    Capri quando tu piangevi perché andavo con la suonatrice e io
    ti dissi che nessuna è come te. Di altre posso amare la bocca, le
    mani o molte cose, ma tu sei tutta come voglio io, non potrò mai
    trovare una donna nata per me come tu sei in tutto! Ciò ti
    ripetevo sempre e sarà sempre uguale per tutta la mia vita. Se ti
    vedo, sarà sempre come adesso, subito la mia bocca non potrà
    restare senza baciare e dirti cose gentili, e dunque avrò gelosia
    di te più che di tutti perché tutto è mio ciò che è in te, mio.
    Vieni domani nel mio letto. Voglio rinchiudere te come prima
    con le mie braccia e gambe. Il tuo sonno e respiro è mio!

                          Dicky  (…)


Lettere di e a Elsa Morante da    L' amata  ( a cura di Daniele Morante ) 

L'AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 5


Parigi, 28 Aprile 1948

Da R.T.M.  a  E.M.

(…) Cara Signora,
       prima di partire da Londra stamattina ho avuto tua lettera e ti
       scrivo al nuovo indirizzo che tu mi dici, sebbene tu non
       riceverai mie lettere non per colpa di un cattivo indirizzo, ma
       per colpa che io ho stabilito dopo nostro ultimo incontro qui a
       Parigi di non scrivere a te mai più e non darmi più noie per te.
      - Adesso la tua civetteria di scrivere a me e la mia buona
       educazione di rispondere si deve questa mia risposta.
       La tua lettera è un nuovo segnale di quello che tu sei sempre
       stata e sei ancora. Tu non ti basta di un uomo solo, vuoi due
       uomini, sarebbe dire non vuoi perdere tuo grandioso scrittore
       e pure lui paura di me che non mi curo più di te e mi scrivi se
       io non ti scrivo. Era uguale qui nei giorni passati quando tu
       facevi pianti e lacrime perché suponevi me che dedicavo a un'
       altra persona. Graziadio io ti conosco e so quanto valore si dia
       a te. Ma basta - e in questo foglio ti ripeterò ancora  un'ultima
       volta le stesse cose dette qui per voce e dopo di questa ultima
       volta se non fai per rispondere sì a mie domande, ti prego di
       non scrivere a me e di non cercarmi in tuoi viaggi coniugali e
       non rompere più mai a me i coglioni. Vedi che adesso ho
      imparato a scrivere bene la parola in italiano dopo tua lezione.
      Adesso ascolta quello che ti dice Riccardo per l'ultima volta:
      Io sono libero non più sposare a nessuna e amo una ragazza di
      nome Elsa che è mia, come mia moglie - ma se non è moglie a
      me non la voglio. - Io non amo una signora Moravia e non
      voglio più conoscerla e non voglio essere la persona con cui si
      va nel tempo libero senza dirgli indirizzo - ho provato troppi
      dispiaceri in giorni che eri qui per riprovare una prova uguale.
      Per me è stato un inferno e non sapevo più come salvarci
      quando tu ritornavi al tuo albergo. So pure come sei falsa e ti
      legevo la bugia  nei occhi quando giuravi a me che da sei anni
      non vai più vicino al tuo presente marito. Io non posso
      sopportare nemmeno che tu porti sulle tue gambe delle calze
      che non comprate da me stesso o usi un fazzoletto o un guanto
      non dati da me.Adesso se odo le altre persone dire parole come
      Baltimore ( ? ), mi sento come dei vuoti d'aria che si rompono
      nella mia testa.
      Ma basta.
      Io non voglio mai più sapere di te così. Era meglio non vedere
      te più. I Tedeschi hanno pulito il mondo di tanta gente, ebrei e
      piccole ebree e altra gente di diverse razze e vi furono masacri
     e ruine e speravo te morta in qualche Campo di Concentrazione
     Invece tu sei rimasta e venivi qui da me come una donnetta
     adultera pretendendo che mi amavi al cinquecento per cento!
     Basta! Io ti faccio molto onore a volerti per mia moglie sebene
     io sia un eroe per serve, che tu mi dicevi gentilmente questi
     giorni una volta. Io non sono un grande autore - servetta mia -
     ma il mio nome non è di certo ultimo in Gran Bretagna e tu non
     sognavi meglio tredici anni fa che pure eri più bellina e valevole
     assai di non adesso.
     Se vuoi così, fai un telegrafo qui a Parigi a mio indirizzo di mia
     sorella e io posso essere a Roma il giorno dopo e provedere
     ogni cosa per te come ti dissi. Se no, non scrivere più mai: io
     stracierò le lettere senza leggere e sarò finito per te!.
     Addio.

                                      R. (…)


Lettere di e a Elsa Morante  da  L'amata ( a cura di Daniele Morante )
     

L'AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 6



30 Giugno 1953

Da Umberto Saba a Elsa Morante

(…) Cara Elsa,,
       ho letto il tuo raccontino. Mi è piaciuto, e non mi ha annoiato
       mai, nemmeno un momento. Ma non è di letteratura che volevo
       parlarti. Tu non ti sei identificata affatto ( come credi ) al
       fanciullo Andrea, ti sei identificata - e profondamente - alla
       madre siciliana. E' in questo eterno rapporto tra la madre e il
       fanciullo che devi cercarti; ( almeno in quello che scrivi ) e
       devi cercarti dalla parte della madre.La tua nostalgia di essere
       un ragazzo è - in realtà - la nostalgia di non aver messo al
       mondo un ragazzo: lo cerchi nell'arte perché non l'hai voluto
       nella sua fisicità. Non vuol dire - cara amica: tutte le vite sono,
       in un senso o nell'altro, delle vite mancate: l'arte è lì per
       soccorrere a queste mancanze. Se non ci fossero, l'arte non
       avrebbe senso: non corrisponderebbe più a un bisogno.
       Sei molto umana in quello che scrivi, almeno in quel poco che
       ho letto di te. Ti ringrazio di avermi regalato- segnalato " Lo
       scialle andaluso " ( Giuditta ) e ti saluto affettuosamente
       insieme ad Alberto.
       Tuo

                                   Saba  (…)

 Lettere  di e a Elsa Morante  da  L'amata ( a cura di Daniele Morante )

L'AMATA ( Lettere di e a Elsa Morante ) 7


24  Ottobre 1958

Da Cristina Campo a Elsa Morante


(…) Cara Signora,,
       sembra destino che noi dobbiamo comunicare solo per lettera,
       ma forse è più bello così, in questo mondo difficile.
       Le sembrerà oltremodo stano, ma devo confessarle che solo in
       questi giorni, mentre ero malata, ho potuto leggere " L' isola di
       Arturo". Non so come sia stato, di solito leggo poco - è vero -
       ma questo libro era tra il pochissimo che sapevo di voler
       leggere. Credo sia stato soprattutto perché ne avevo un
       presentimento così preciso, e mi veniva naturale tardare a
       leggerlo - come a volte si aspetta molto a lungo prima di
       spingere il cancello di un luogo caro e sognato.-
       Così solo oggi posso dirle grazie per questo libro adorabile,
       che ho letto come si legge nell'infanzia, con la certezza e la
       fede dell'infanzia di fronte al meraviglioso. Questa  tragica
      " saga dell'innocenza", che sembra scritta dalla mano di un
       angelo, mi ha riportato ( come già le scrissi una volta per il
       saggio su Saba ) verso una specie di patria perduta - che
       spesso non ricordo, ma che so di non ritrovare ormai da
       nessuna parte. Per questo devo sempre ringraziarla di nuovo.
       La sua amica

                                    Cristina  Campo (…)


   Lettere di e a Elsa Morante  da   L' amata ( a cura di Daniele Morante )

sabato 27 ottobre 2018

I SENSI DI JOSEFA




                                                          Un' altra - amorosa - Parra


DELLA VISTA

Per i tuoi occhi.
Per i tuoi occhi fieramente aperti.
Per i tuoi occhi fissi.
Per i tuoi occhi pieni di febbre.
Per i tuoi occhi grandi.
Un'orchidea di carne voluttuosa.
Per i tuoi occhi grandi 
con vocazione d'ape.


                                       ***
DELL' UDITO

S'alza la tua voce, s'attorciglia e s'altera
serpente e vortice, s'impiglia ai miei capelli,
sale ancora, s'ingigantisce si aliena in t'uomo
 che grida di piacere, delizioso straniero
che parla lingue angeliche sopra un letto impuro.


                                           ***
      
DEL GUSTO


C'è del sale sopra le labbra. Sulla lingua
resti di naufragi e di sirene,
a volte alghe e il gusto dei fondali
spumosi e verdi dell'oceano.
Il sesso sempre ha il sapore del mare d'inverno,
di freddo vento nel cuore della notte.


                               ***
DEL TATTO

Avvicinati piano ai miei domini;
che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo; che costruiscano un cammino
e giungano fino a me attraverso il velo
spesso e taciturno delle ombre.
Salvami con la luce che hai fra le dita
se mi toccano, scongiura l'indolenza,
scaldami o ustionami col tatto
splendido e chiaro delle tue mani.
Come le farfalle della notte
fino alla fiamma volerò - da te evocata -
ché preferisco bruciare che restare oscura.


                                         ***

DELL' OLFATTO

La vaniglia, lo spigo, la muffa, la cannella.
A volte un aroma sottile come l'acqua,
come di nube o pioggia, a volte un violento
profumo che ricorda la pelle di una gazzella,
il sudore e il sangue di un animale in cielo.
Però sempre - alla fine - la vaniglia, lo spigo.




             Josefa  Parra     da      Alcoba del Agua




IL RICORDO DI JOSEFA




                                          Posso salvarti dalle ore divorate...



IL RICORDO E IL SUO CATTIVO GIOCO

Il ricordo non mi lascia abbandonare il tuo viso
bellissimo, e la tua bocca dove il mondo si spalanca
come un calice profano.
Se la memoria non fosse così ostinata,
io ti avrei vinto.
Invece il ricordo è un aspro nemico:
è forte come è forte l'infelicità,
come è forte l'amore. E ancora nelle mie mani
la traccia delle tue si disegna
con dolcezza caparbia,
se per qualche istante il vino e la nostalgia
mi fanno pensare a te.


                                            ***


STANZA D' ALBERGO

Se c'era ancora una promessa
fra me e te, un'offerta
prolungata, una luce laggiù
da poter seguire;
se restava la speranza
- sebbene fosse una triste,
piccola speranza -
se anche le tue labbra
mai hanno pronunciato
la parola mortale che io desideravo
o qualcosa che le assomigliasse,
penso che ancora avrei trovato
una ragione per aspettarti.
E chissà se il commercio della carne
non fu - in qualche modo - una promessa .


                                         ***

I DONI DELLA MEMORIA

C'è un altro nella tua voce.
Se non avrò di nuovo il dono prezioso del tuo peso,
se il tuo collo non si piegherà ancora sotto il giogo
di una mia carezza, se le mie ginocchia mai più
imprigioneranno le ombre; se non tornerai
a torturarmi coi tuoi lenti
prodigi della carne e del desiderio,
guarda :
non mi interessa.
Posso ricordarmi di tutto, ricomporti,
salvarti dalle ore divorate;
posso vivere di quello che ti ho rubato,
della rendita d'amore che
abbandonasti nel mio letto
come una triste conchiglia



               Josefa  Parra     da    Alcoba del agua



venerdì 26 ottobre 2018

FINO A TE

 
 

                                             ...fino a che sulla tua bocca non ci sarà la mia…


Mi sgretolo negli istanti delle tue ciglia
che si librano su correnti ascensionali
come carezze di riposo in un volo controvento.
E non voglio chiudermi gli occhi
se dentro ci sono ancora i tuoi
a bendarmi il silenzio dei giorni assenti.
Poco importa saziarsi di risposte
quando nel mio ventre concepisco le tue domande
come dubbi a germogliare.
Non ho stadere tra le mani dell'anima
né contrappesi a salvarmi dall'inganno
di un orizzonte che non c'è;
possiedo solo assiomi e paradossi
che dipingono la mia pelle di infiniti " se"
e di te, profeta di un tempo che non verrà.

Ti frammento parole spargendole
sulle tue labbra,
ma non avranno alcun senso
fino a che - fino a te -
sulla tua bocca non ci sarà la mia.


                         frida



SCRIVO PER TE, MIA AMATA

 
 

                                               Ti scrivo dal futuro che non abbiamo avuto...


Se ti vedo che leggi, sei un'icona
d'altri tempi, lì sulla poltrona
col tuo giornale in mano e il libro accanto,
il cuore mi fa festa: tu ci sei!

Sei tu, ma leggi contromano
e allora piano piano torna il pianto.

Mi chiedo come fai a consumarti,
a diventare così piccola che amarti
è come amare certi santi in cera
la cui immagine non è più quella vera.

La vita è una candela umana
la vita è una candela strana.


                                           ***


Scrivo per te, mia amata. Io ti scrivo
dal futuro che non abbiamo avuto,
guardo il tuo mare, la tua torre, il tempo,
l'isolotto, i monti che a raggiera
calano nelle acque con le loro
molli gobbe preistoriche
e nulla è cambiato : è tutto fermo lì,
ogni scaglia di quel quadro silente
brilla e si staglia al vento netta in cielo,
ma le strapazza il mare ed ogni pietra
ne trae sollievo prima di affrontare
una giornata asciutta e disperata.

Ah, se sapessi scrivere l'assenza
io, piccolo e sfrontato, ti darei
nuovamente la vita per toccarti
un poco con la punta delle dita.


                                                ***


Il golfo è tutto blu, solo una striscia
di cielo è rosa, e il mare vira
verso un'opacità densa d'inchiostro,
solo la torre è grigia come un ferro,
come laggiù la lama della spiaggia,
un coltello alla gola della baia,
un modo per reciderla dal mare
e lasciarla appassire nel suo sangue,
tutte le sere e tutte col terrore
dell'ultimo tramonto; ma eri lì
che mi aspettavi sola, gli occhi bassi
e quello sguardo lento che rigonfia
di desiderio duro ogni tua mossa.
Eri distratta e un poco affascinata
da un volo di gabbiani, e un sole opaco
ti illuminava il viso, e tu parlavi,
parlavi ancora, come se bastasse
a lenire, evitare, a ritardare,
e non potessi fare che guardare
senza guardare, senza più pensare.

Non so affrontare il tuo dolore al vivo,
ma so aspettare ancora se ti scrivo.


                                             ***


Ti avevo messa in una boite dorata
di quelle dei biscotti decorata
con pitture di caccia e avevo spento
i fuochi con i giochi dei bambini,
sotto castelli e trottole di latta
e certi mostri astrali e ancestrali
con le feroci fauci spalancate
su scenari di gesso e cartapesta.

Se scrivo questi versi è per amarti,
se scrivo questo libro è per violarti,
ma è troppo tardi ormai:
tu asciughi al sole, e muori e ti corrompi.

Fantasie - lo so - grandi scenari
per piccole paure: tagli, schianti,
sotto la scorza fiele, acido puro.

Questo per me è stato essere amato.


                                      ***


Sulla spiaggia un corpo rosso viola
nero zoppo spezzato vibra ancora
preda del becco dei gabbiani e il mare
lascia che affiori il ventre di una barca
rovesciata, impudica, disarmata.

Uccelli monchi, navi lacerate.

E' l'ora bianca e dura della rabbia
che ci risucchia su nella bufera
nel cielo alla deriva e non è più
la nostra storia - dove schianteremo
anima e corpo quando finirà ?


Giorgio Manacorda  da  Scrivo per te, mia amata ( e altre poesie, 1974 - 2007 )




giovedì 25 ottobre 2018

LA VITA, ALTROVE ( Introduzione )



Per la prima volta Julia Kristeva, linguista, psicoanalista e scrittrice considerata tra i massimi intellettuali del nostro tempo, svela, in questa conversazione - che di fatto si traduce in un'autobiografia - con Samuel Dock, psicologo clinico, i risvolti più intimi della sua vita. Tre quarti di secolo vissuti sempre sulla breccia , in un continuo corpo a corpo con le vertigini identitarie dell'esilio e dell'amore. L' infanzia in Bulgaria, la guerra, il comunismo e poi il suo crollo, l'arrivo a Parigi con una borsa di studio, i contatti intensi con gli ambienti intellettuali francesi più innovativi; tutti caratteri che - trascolorando - accompagnano le sue esperienze di donna, di amante, di sposa e di madre.
Questo libro ci invita a seguirla nel cuore profondo delle parole che scandiscono la sua vicenda biografica e, insieme ad essa, quella di un intero continente alle prese con i suoi passaggi storici cruciali: la rovina postbellica e la ricostruzione; il comunismo; il liberalismo; la globalizzazione, ma anche la depressione nazionale; il terrorismo jihadista; il desiderio di una Francia che pochi francesi possono vantare di aver vissuto con un'analoga tensione identitaria. Senza dimenticare la letteratura e l'esperienza interiore.
Né per Julia si è trattato solo di attraversare mondi, giacchè lo spostamento, lo spiazzamento, l'altrove ha costituito la dimensione interiore che  l'autrice ha sempre privilegiato. Non a caso - dovendosi riassumere in una sola frase - dice di sé :" Io mi viaggio", a sottolineare - con l'intensità della parola incarnata - la consapevolezza dell'erranza come chiave di volta di un'intera vita.