mercoledì 19 settembre 2018

ARS AMANDI

 
 
 
                                        
                                                  Che amore ho di me stesso?


(..)La comunità è il luogo della vera ars amandi in cui il sacrificio
     diventa necessario: sacrificio come dono - di tempo, presenza,
     forze - e come sottomissione delle mie esigenze  delle mie idee al
     bene comune. In essa sperimento l'arte di decidere di amare il
     non amabile, di credere all'amore anche nel rapporto con l'
     antipatico, di tentare di accendere l'amore per il nemico, di
     saper attendere e perdonare, di ricominciare ogni rapporto che
     sembra spegnersi…
     Tutto questo mi conduce ad un'ulteriore- apparentemente
     paradossale- motivo di gratitudine verso Dio e verso la vita:
     sono grato anche per aver conosciuto, anche se tardi, ormai da
     anziano, la falsità. Mi dicono che provvidenzialmente mi era
     stata risparmiata per tanti anni e in parte ne sono convinto
     anch'io perché - dopo averla recentemente sperimentata e aver
     patito un tale terremoto abbattutosi sulla mia fede negli altri -
     mi chiedo se, nel caso avessi conosciuto prima la falsità , avrei
     potuto ugualmente fare la vita che ho fatto, osare tanto con
     speranza e investire tanta fiducia in compagni di avventura.
     Certamente l'esperienza della menzogna è la più amara: resta
     un enigma, e le persone che si rivelano menzognere - da amate
     che erano -possono diventare un incubo.Eppure, se attraversata
     senza incattivirsi e rinunciando a ripagare chi ci ha ferito,anche
     questa esperienza può diventare un'acquisizione di sapienza.
     Spesso- infatti - della propria cattiveria si è più vittime che
     artefici: aver vissuto a lungo senza essere stati amati, come
     dimenticati o considerati " di troppo ", porta ad un'incapacità
     di credere all'amore e a un indurimento. Questa è una strada
     percorsa da quanti finiscono per essere confermati nel loro
     indurimento proprio dall'amore che viene loro offerto.
     Conoscere queste contraddizioni aiuta però a porsi domande
     fondamentali: Cosa mi fa veramente soffrire? In che cosa l'altro
     mi ferisce? A che cosa tengo davvero? Che amore ho di me
     stesso? Che capacità di pazienza e di amore mi abita? Cerco
     forse di credermi senza colpe fino ad autogiustificarmi?
     Sì, il nemico è un grande maestro spirituale e averlo incontrato
     diventa, pur a caro prezzo, un motivo di profonda gratitudine.
     (…)



                   Enzo  Bianchi    da    Ogni cosa alla sua stagione

    

4 commenti:

  1. Mentre leggevo ho riconosciuto il suo modo di scriveres mi piacciono molto questi estratti, tanto che ho preso il libro..

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  2. Ne sono davvero felice.
    E grazie dei tuoi " passaggi" puntuali, che sono una compagnia e uno stimolo a ulteriori testimonianze e arricchimenti.

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  3. Scoprire la falsità che è in noi stessi e scoprire le tante persone che siamo nella nostra vita, in alcune delle quali stentiamo a riconoscerci. Dovremmo sempre cercare di capire la complessità che siamo.

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  4. Jung affermava che l'uomo ( inteso sia come umanità che come singolo individuo )- nell'andare alla scoperta del proprio profondo- deve prendere coscienza di essere capace di azioni eroiche, ma anche dei più grandi misfatti.
    La Storia docet.
    Ora, senza per forza andare agli estremi delle cose, siamo tutti consapevoli che esistono in ognuno di noi sentimenti buoni , ma che c'è anche una parte oscura per " lavorare " sulla quale bisognerebbe che almeno fosse conosciuta.
    E sarebbe già un grande passo.
    Esiste poi ( e ne abbiamo parlato più volte ) un aspetto insondabile di Mistero
    che dobbiamo accettare per quello che è, senza scandalizzarci e senza falsi moralismi.
    Grazie del commento.

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