lunedì 16 luglio 2018

VAN THUAN (libero tra le sbarre )

 
 

  " La libertà é quel bene che ti fa godere di ogni altro bene"  ( Montesquieu )


(…)Per un istante intravvide la speranza di poter essere utile
      nonostante la reclusione. Negli ultimi giorni gli era passata per
      la mente un'infinità di pensieri. Erano come piccoli spiragli di
      luce che davano vita a un universo di stelle. Da piccolo, gli
      piaceva unire i punti di luce del firmamento, scoprendo le
      costellazioni. Ora, nella penombra della sua prigionia, gli si
      presentava la possibilità di tracciare un percorso che unisse i
      diminuiti bagliori che ancora ritrovava dentro di sé. La sua vita
      era stata messa alla prova: gli era stato chiesto di firmare una
      dichiarazione falsa, era stato accusato di mentire ed era stato
      rinchiuso per fargli pressione,affinché cedesse davanti al nuovo
      Governo. Tutto questo lo spingeva a chiedersi giorno e notte
      perché mai dovesse rinunciare alla libertà e cosa stava
      ottenendo in cambio.
      Una scintilla di speranza cominciò a riaccendersi.
      Ma le notti cadevano - plumbee -sulla sua idea di scrivere come
      Paolo ( di Tarso n.d.r. ). Col buio,un manto di tristezza e
      oppressione, gli ricordava che la sua vita era un incubo.A volte
      rimaneva sveglio e le domande degli interrogatori lo
      pungevano come spilli. In mezzo a un combattimento corpo a
      corpo con la tristezza, Thuan vide passare per la memoria un
      ricordo prezioso, e lo trattenne. Si concentrò ad assaporarlo.
     Erano passati vent'anni da una passeggiata con suo zio Diem.
     Camminavano su un sentiero che aveva grandi platani ai
     margini. Il suo padrino gli narrava storie avvincenti della sua
     infanzia. E mentre da un albero cadeva una grande foglia, gli
     disse: " A volte, la penuria risveglia la nostra maggiore
     ricchezza ". Lo zio parlava piano, come se cercasse di
     ricomporre la sapienza, estraendola dalle cose vissute.
    " Guarda, quando eravamo poveri, non avevano neanche un po'
     di carta per scrivere. Ma quanto sono diventato ricco quando
     sono riuscito a imparare a scrivere caratteri cinesi su foglie di
     banano, con un poco di polvere!
     Thuan rimase a guardare fisso un calendario appeso alla parete
     Nel resto della stanza spoglia, oltre al giaciglio c'erano solo il
     libro che gli avevano lasciato e una penna. Il solo fatto di aver
     ricordato lo zio Diem gli fece venir voglia di sorridere.
     Una scintilla si accese dentro di lui quando capì da dove poteva
     cominciare . (…)


 Teresa Gutiérrez de Cabiedes  da   Van Thuan ( libero tra le sbarre )


2 commenti:

  1. Un vero martire Van Thuan, testimone di una fede luminosa che lo ha sostenuto nei 13 anni di prigionia - di cui 9 in isolamento!- sotto il regime comunista del Vietnam del Nord ! Leggere la sua storia, pur nell'estrema durezza della sua esperienza, è respirare una boccata di aria fresca. Proprio come in questo brano che hai scelto, ricco di essenzialità, delicatezza e coraggio indomabile.
    Grazie, Frida, e buon pomeriggio!!!

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  2. Il tuo messaggio riassume bene la storia di un martire della fede, ma anche di un uomo sensibile e delicato, come si può evincere da questo brano, ricco di poesia e di sentimento.
    Ti ringrazio per questo più che pertinente complemento al post.

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