mercoledì 10 gennaio 2018

IL RUBINO DEL MARTEDI'

 
 


"Ti lascerò parole sotto la tua porta, sotto la luna che canta, vicino al posto dove passano i tuoi piedi, nascosti nei buchi dell'inverno".



E' sempre poco il tempo
per guardare le stelle
di ora in ora le sento cedere come truppe
stanche intorno ai fuochi.
E' il tempo del fucile spento
la canna fredda tocca il mento
tengo il brivido, le mani in alto
il viso è un bambino scalzo
gli occhi come fionde tirano un sasso
non si sente il tonfo di niente
non fucilare il mio guardare
dov'è l'identità infinita?
Il nome che spacca la vetrata della vita?
Il lago specchia me ondulata
imposte rotte sbattono parole vecchie.
Il cielo non è un bar per gente sola
ordino per te la pioggia
e Gesù fra i rami dell'acqua
come un puscher ci guarda
con la roba che spezza la morte.

                                       ***



C'è chi
quando è contento
lava anche tutti i piatti
e ci sta tutta la sera
girato di schiena
sul lavello
perché un sorso di felicità
muove tutto il corpo
e ognuno balla come sa.
La gioia è un ospite
che accende il ridere
come si accende un cerino nella notte.
Anche gli astronauti si voltano.



                                                         ***


Volevo che la tua notte
rimanesse con la mia
che tu sporgessi piano dal lenzuolo
come un'alba che rimane continuamente
il primo gesto
di luce nel mondo.

Avrei raccolto da terra
il sole che ti cade dal viso
da quel sorriso eroso dal vento
che scende a picco sul mare.

Nei tuoi occhi andavano e venivano
le rondini, per posarsi
come quando le palpebre fanno
quel rumore di ali che si aprono.

Volava via invece il tuo profumo
sepolto nei luoghi
che solo il cane
che abbaia al vento conosce.

Così ti penso
una serata blu
che stringe gli occhi fino a sparire
e subito bianca
una luna a cinque dita
che mi tiene il mento
e mi guarda.



            Francesca  Serragnoli    da    Il rubino del martedì


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