giovedì 23 novembre 2017

SUL FINIRE ( la ballata del ...dopo )

 
 

                                                                             Tienimi come sai...



Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli...

Nella consegna del sonno
ho trovato la parola.

Si parla all'orecchio di una foresta
- talvolta.
Ci si abbandona al sogno
come un petalo all'acqua
e
discorrendo delle vite percorse
si ama
ferendo interstizi di luce
con fasci
d'occhi negli occhi.

Nel veto ombroso
della notte
ho scritto dei passi.
Un timbro d'impronta
per salire
dai muschi al sole.
Ho relegato nel petto
la veggenza del sogno
-abbandonata
la muta cerca di sguardi -
e
raccolti i capelli
ho sorpreso l'Amore
incamminarsi davanti
coi calzari alle mani.


Avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza...

Non parlo volentieri
del male
perché non mi abita.
Non farnetico di cose
che potrebbero
essere
solo perché
non furono.
Credo all'addio
come a una profezia
perché un corpo
si inebria di tutto.
E tutto comprende
come la terra
dopo l'aratura.

Io non sono dissimile
dai pianeti a sfera
che l'universo accoglie.
Mi prendo i doni
in doni da dare
e le parole accolgo
irrorate dal sogno.

E le emozioni
- miei lumi notturni -
sono sempre sentieri
che a te mi conducono.
E' il destino.
Il vero destino
di chi ha il cuore
sempre abitato.


Se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato...

Ho fertili solchi
che sono stati incisi
come si dona l'abito
al saio di un unico voto.
Risiede nel Sempre
l'essenza dell'anima
e sanguino
per le radici tagliate
ai moribondi tronchi
sui fili scoscesi
delle pendici.

So amare
l'erba condannata alla falce
unendo al suo
il mio sangue.
Perché ciò che resta
di vero
è l'essere partecipi
degli umori stillanti
del mondo.


Ma se non avessi l'Amore, nulla mi giova...

Ho piccole corone di gemme
da darti
e gennai paralleli
ai tuoi inverni
ma messi a dimora
al caldo dei semi
che tengo nel palmo.
Come promessa di boschi
di radure e chiome
svettanti.
Tienimi
come sai
perché la natura è chiara
nella promessa
che tutto si conchiude
in Amore.

Non ha le sue verità
né infausti giorni
perché il male si compie
per altre mani.
Non cercarlo qui
nel silenzio dei pioppi
le folaghe a svernare
che vociano sul lago.
E' altrove
il male.
E chiunque
forse
è un possibile altrove.


Conosco in modo imperfetto...

C'è un sonno
meraviglia di abbandono
e un cuore che pulsa
da una corrente madre.
L'ho conosciuta
un giorno
e fu come diventare
cenere
prima di un fuoco.

Smetto di chiedere.
Dismetto i rostri
e i pinnacoli
e gli avvistamenti alle fortezze.
Disarmo le uscite.
Con scettro di fuscello
tocco
un muto sasso
e la verità
esce dalle labbra.

Di tutto.
Proprio di tutto.
Di tutto  più grande
è l'Amore.


                       frida



2 commenti:

  1. Lo splemdore, la levità e la profondità di questa poesia lasciano senza parole. E mi piace che le strofe siano intercalate ai versetti di S.Paolo, quasi ne fossero una sorta di personale meditazione e riflessione.
    Grazie di cuore!!!

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  2. In effetti - come dici tu - sono una sorta di meditazione: mi sono servita dei versi di San Paolo -tratti dalla prima Lettera ai Corinzi- dove l'Amore è inteso nel senso esteso e spirituale della Carità, e li ho accostati ad un personalissimo sentimento laico.
    Credo nulla di irriverente: ho voluto esprimere così il mio sentire, che cioè nella vita nulla è più grande dell'Amore. Comunque lo si voglia intendere.
    Un sentito grazie a te.

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