martedì 5 settembre 2017

FRIDA KAHLO: L'AUTORITRATTO COME RIPARAZIONE 2



(...) L' esempio più noto e conclamato è il celebre dipinto Las dos
      Fridas , realizzato alla fine della separazione da Diego Rivera
      e che confluì nel divorzio.


                         
                                                                 Las  dos  Fridas   ( 1939 )

      Sullo sfondo di un cielo tempestoso, nel quale nuvole inquiete
      coprono il grigio del cielo fino a toccare terra, una Frida dal
      cuore spezzato, aperto come una disserzione anatomica, vive in
      una sorta di circolazione extracorporea con una Frida dal
      cuore integro e pompante. La vita della prima sembra
      veramente appesa a un filo e infatti, con la mano destra, lei
      stessa tenta di arginare - senza riuscirvi del tutto - l'emorragia
      che macchia la sua candida gonna tehuana, plissettando un'
      arteria con una forbice emostatica. Questa piccola arteria,
      poco più di un capillare, nasce da un microscopico
      medaglione contenente il ritratto di Diego, simile a quelli che
      si usavano tradizionalmente per avere sempre vicino a sé l'
      immagine del marito morto, che la Frida col cuore integro
      tiene in grembo. Nella miniatura Diego, indicato anche dal suo
      stesso nome, sembra indossare, alquanto misteriosamente, un
      abito da militare. La percezione immediata di questo quadro
      indica la precarietà esistenziale nella quale si è sempre trovata
      a vivere Frida, a causa delle sue continue " emorragie" che
      non sono soltanto legate - come vedremo - al suo trauma fisico
      o ai suoi aborti, ma anche alla perdita di vitalità ogni volta che
      le veniva meno il riconoscimento dell'amore di qualcuno, di
      Diego in particolare. Tuttavia, ad uno sguardo ulteriore, il
      quadro è la chiave per comprendere il meccanismo psichico
      fondamentale su cui FK ha potuto contare per sopravvivere:
      pinzettando con le sue stesse mani l'arteria da cui sgorga il
      sangue, ricorre ad un'altra Frida, quella dal cuore chiuso e
      duro, indipendente o non vulnerabile agli eventi anche più
      catastrofici ; una terza Frida, l' " Io puro" o, se vogliamo il
      suo "centro di gravità narrativa ", quella che deve stare fuori
      dal quadro per dipingerlo, mantiene (  e lo manterrà sempre,
      sino alla fine )la capacità di percepire, monitorare e
      raffigurare questo continuo processo psichico di dissociazione
      e moltiplicazione del proprio Io, consentendo di non farsene
      dissolvere, cioè di non perdersi, di non diventare
      definitivamente folle, come più volte ha rischiato, per sua
      stessa ammissione.  (...)


Alessandro Dalle Luche - Angela Palermo da  Psicoanalisi immaginaria di Frida Kahlo



     

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