martedì 15 agosto 2017

LA RIVOLUZIONE DELLA TENEREZZA 4



(...) Freud ha  sempre considerato l'ipotesi di un amore non
      narcisistico un'esperienza assolutamente irrealistica,
      screditando ogni facile illusione umanistica e altruistica. Ne
     " Il disagio della civiltà", scritto a cavallo fra i due conflitti
      mondiali e alle soglie della Grande Depressione, Freud ha
      però affermato che solo il comandamento cristiano dell'amore
      per il prossimo poteva rappresentare un antidoto alla deriva
      umana in corso, come reattivo efficace alla violenza della
      guerra e delle sue pulsioni arcaiche; alla perdita del senso e al
      progressivo indurimento della coscienza occidentale. Benché
      tale convinzione pronunciata con enfasi venga immediatamente
      relativizzata a motivo della improbabile impraticabilità sociale
      del comandamento , e quindi della sua effettiva non credibilità,
      Freud dichiara ugualmente che l'amore potrebbe nominare
      simbolicamente la possibilità stessa del rapporto in generale.
      Lo definisce come una delle " istanze ideali della società
      civilizzata", l'unica veramente capace di opporsi alla potenza
      distruttiva della pulsione di morte in tutte le sue espressioni;
      all'aggressività umana in tutte le sue forme individuali e
      collettive, nonostante il suo adempimento risulti in prima
      istanza impossibile. Tale paradosso della nonapplicabilità e
      insieme necessità dell'amore del prossimo, si unisce per Freud
      all'evidente condizione di svantaggio a cui sembra destinarsi
      chi si attiene al comandamento nella nostra civiltà avanzata,
      che ha ormai maturato un pudore inconscio nei confronti di
      ogni " sapere" sull'amore.
      In quello stesso periodo molti pensatori illustri si sono
      interrogati sulla questione dell'amore e della sua crisi, come
      fosse una questione di civiltà, con la stessa passione e
      preoccupazione con cui si interrogavano sulla crisi della
      politica e della scienza. Come pensare oggi questo intreccio?
      Come interpretare la questione dell'amore in rapporto al senso
      della Storia e della stessa civiltà, dal momento che il suo
      logoramento porta al decadimento della politica, della
      religione e della scienza stessa, ossia di ogni altra forma di
      legame e di decifrazione dell'altro e del mondo?
      L'amore, come antidoto alla durezza e alla rigidità di un agire
      e di un pensare depersonalizzati, senza tenerezza e senza pietà,
      rappresenta un concetto eminentemente filosofico e politico: il
      fatto di non averlo interrogato e sviluppato costituisce una
      delle principali cause della debolezza del pensiero
      contemporaneo.  (...)


 Isabella Guanzini  da   Tenerezza ( La rivoluzione del potere gentile )

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