mercoledì 5 luglio 2017

UNO PSICHIATRA IN INFERNO ( Piet Kuiper )

 
                             
                                                La Danse Macabre

(...) Piet Kuiper,  già direttore della Clinica psichiatrica dell'
      Università di Amsterdam, venne colpito da una psicosi
      depressiva che durò tre anni, parte dei quali trascorsi in lunghe
      degenze in ospedale psichiatrico. Raccontò poi la sua
      esperienza estremamente dolorosa in un diario che è di un'
      incandescenza emozionale quasi insostenibile.
      In questo suo libro di straziata bellezza, lo psichiatra olandese
      scende negli abissi della sua anima devastata dal dolore, e
      della memoria ferita che lo porta a confrontare il presente
      e la sua condizione di malattia con il passato lontano e vicino.
      Un passato che lo aveva visto per molti anni curare e assistere
      negli stessi luoghi in cui ora doveva a sua volta essere curato,
      con psicofarmaci che conosceva bene, ed essere assistito dagli
      stessi psichiatri e dalle stesse infermiere a cui - sia pure
      collegialmente - assegnava compiti e dava direttive. Lo
      psichiatra olandese si confrontava giorno dopo giorno con una
      malattia che - diversamente da quello che avviene abitualmente
      in una depressione anche psicotica, non si concludeva mai, e
      che spegneva ogni traccia di speranza. Non bastava cambiare
      i farmaci, non bastava ascoltare le opinioni di altri psichiatri
      ad alleviare la lacerazione depressiva dell'anima. Non sono
      infrequenti - questo lo si sa - i disturbi psichici negli
      psichiatri, che incorrono talora nel fascino stregato del suicidio
      della morte volontaria. E nondimeno ciascuno di noi non può
      non sentirsi immunizzato nei riguardi di malattie e di sofferenze
      psichiche che conosciamo bene quando si manifestano negli
      altri, ma che non riconosciamo più quando siamo noi a
      riviverle: nel nostro corpo e nella nostra anima. Ma, quando
      infine la malattia scompare, non si è più in ogni caso quelli che
      si era prima. Anche a questo riguardo, le cose che lo psichiatra
      olandese scrive, fanno pensare ancora più drammaticamente
      al mistero del dolore dell'anima e al mistero della solitudine
      che la presenza delle persone amate riesce - ma non
      completamente - a incrinare; e al mistero della speranza che è
      la sola mongolfiera - fragile e inconsistente - sulla quale si
      può, nonostante tutto, salire: anche nelle più profonde notti
      oscure dell'anima .  (...)


             Eugenio Borgna    da       L' ascolto gentile
     

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