mercoledì 5 luglio 2017

L'ASCOLTO GENTILE

 
 


IN DIALOGO


(...) Un dialogo terapeutico non può se non svolgersi nel contesto
      di una relazione: noi siamo relazione in ogni ora della nostra
      vita, e in particolare nel momento in cui un paziente si incontra
      con un medico, e in misura ancora più radicale con uno
      psichiatra. Non c'è conoscenza - in psichiatria - se fra noi e gli
      altri da noi non nasce una conoscenza dialogica
      reciprocamente dotata di senso; ma perché possa sgorgare una
      relazione che sia fonte di conoscenza e di cura, e che aiuti a
      ritrovare le parole che curano, è necessario conoscere le
      emozioni che vivono in noi, e le emozioni che vivono nell' altro
      da noi con cui entriamo in dialogo. Ma come riconoscere la
      cascata infinita delle nostre e delle altrui emozioni, e come
      avviarsi lungo i sentieri interrotti che portano nei vortici della
      nostra interiorità e ci consentono di immedesimarci in quella
      altrui? Solo non stancandoci mai di guardare dentro di noi
      in questa ricerca continua di quello che siamo e di quello che
      si anima nella nostra interiorità. Certo, ci sono attitudini
      diverse a compiere questo cammino di conoscenza, e non
      sempre sono legati a formali parametri professionali.
      La linea segreta di ogni psichiatria umana e gentile dovrebbe
      essere la disperata attenzione a cogliere i significati della
      sofferenza che non si vedono, che sono al di là della soglia del
      visibile, e che si nascondono in noi e negli altri, gli altri che
      stanno male in particolare. Senza la ricerca ardente e febbrile
      dei valori e dei significati che si animano nella nostra
      interiorità e in quella degli altri, la psichiatria non può
      giungere a cogliere le radici profonde del dolore dell'anima e
      del dolore del corpo. Ancora: senza la ricerca di quello che ci
      unisce, al di là delle differenze, ai fantasmi e alle ombre, alle
      figure e alle dissolvenze, al dolore e alla sofferenza che fanno
      parte delle esperienze psicopatologiche, non si riesce ad
      aiutare chi sta male. E nemmeno si riesce a salvaguardare la
      propria interiorità, che tende fatalmente a inaridirsi e a
      spegnersi, divenendo monade dalle porte e dalle finestre chiuse
      e sigillate. In questa archeologia della vita, le parole di
      Nietzsche sono ancora una volta indispensabili, quando ci
      invita a non essere ranocchi pensanti, e ad essere capaci di
      accogliere nel cuore molte cose. L'introspezione è la premessa
      dell'immedesimazione che non è se non la ricostruzione della
      vita interiore degli altri, immaginandola.  (...)


            Eugenio  Borgna    da      L' ascolto gentile



     

2 commenti:

  1. Pienamente condivisibile il testo di Borgna, ma meraviglioso - a dir poco - il brano arrangiato dai 2Cellos!
    Grazie di cuore!!!

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  2. Pienamente condiviso anche il tuo commento. Un grazie sincero e un abbraccio.

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