giovedì 27 luglio 2017

CENTAURI ( Alla radice della violenza maschile ) Introduzione


 Branchi di maschi nella frenesia dello stupro collettivo: la predazione si ripete dai primordi della Storia, attraversando immutata il processo di incivilimento, impennandosi nel cuore del
Novecento e guadagnandosi ancor oggi grande spazio nelle cronache. Che si consumi come crimine di guerra, che collabori a
finalità genocidarie, oppure si " normalizzi " in brutalità quotidiana in tempo di pace, vi agisce la stessa istintualità della barbarie più arcaica. E' il cono d'ombra dell'identità maschile.
I Centauri del Mito greco, esseri metà umani e metà animali, ne
rappresentano la forma estrema. La loro orda non conosce altro eros che l'ebbrezza orgiastica accompagnata dallo stupro ma, a differenza del violentatore singolo, il gruppo non ha coscienza di commettere un crimine. Del " centaurismo" come contagio psichico, Zoja scandaglia i motivi e ripercorre le manifestazioni, dalla schiavitù sessuale delle donne durante le colonizzazione dell'
America Latina, all'epilogo senza onore della Seconda Guerra
Mondiale. Ma a differenza della furia bellica che da Omero in poi
ha generato racconto, lo stupro produce perlopiù silenzio.
Disumanizza la vittima, ma anche l'aggressore perché distrugge in entrambi una delle capacità più umane: quella di narrarsi.
Se è vero che la parola " stupro" deriva dal latino " stupor", è proprio uno sbigottimento che annienta anche la parola.


            f.

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