giovedì 15 giugno 2017

PSICOPATOLOGIA DA CELLULARE 7

      LA PERDITA DELLA LIBERTA'

(...) Ma i telefonini si possono spegnere, talvolta non prendono
      oppure il credito è finito. E allora ecco tutta quella cascata di
      bugie e di giustificazioni a cui siamo costretti quanti sono
      raggiungibili in qualsiasi punto della terra, senza potersi
      sottrarre a quella sorveglianza continua a cui sono sottoposti
      per sentirsi al mondo. Acceso o spento che sia, il cellulare non 
      ci dà scampo. Se chiamiamo vuol dire che non sappiamo più
      attendere e - nell'attesa - pensare ed elaborare; se 
      rispondiamo siamo in ogni momento alla mercè degli altri ; se
      spegniamo il cellulare dobbiamo prima o poi giustificarci.
      Come ognuno può constatare, non siamo più liberi, non
      abbiamo più chances. Non disponiamo più del nostro tempo per
      pensare le nostre risposte perché dobbiamo darle subito e di
      corsa; non abbiamo più la possibilità di interiorizzare i nostri
      amori perché - se non chiamiamo - è già subito abbandono.
      Non sappiamo più stare soli con noi per più di un'ora e così
      la nostra interiorità si impoverisce.
      E tutto ciò per sapere subito e sul momento che la mamma sta
      bene, che la fidanzata ci ama, che l'amico ci aspetta, che il
      commercialista è riuscito ad aggiustare le cose, che l'avvocato
      ha trovato un buco per riceverci, insomma, che il mondo
      esterno c'è e funziona, e noi siamo in mezzo, e ad ogni istante
      lo possiamo controllare. Così sappiamo di esistere.
      Forse abbiamo perso il soliloquio dell'anima, ma in compenso
      il cellulare - anche se con qualche interferenza , con qualche
      galleria, con qualche vuoto di campo - ci ha dato il mondo, e
      se non proprio il mondo, senz'altro il rumore del mondo.
      Un buon baratto, tutto sommato. In cambio ha voluto solo una
      grossa fetta della nostra libertà. (...)


        Umberto  Galimberti   da        I Miti del nostro tempo 

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