giovedì 1 giugno 2017

AMORE 1



(...)  Il richiamo a Socrate introduce alla quarta follia, la follia d'
       amore dove questi, che non perde occasione per proclamare la
       sua ignoranza su tutto, si dice " particolarmente esperto solo
       nella scienza d'amore" ( Convito 177 ).
       Prima che essere un sentimento umano, l'amore di cui parla
       Socrate si presenta nella forma della possessione di un dio.
       Nel recarsi con Aristotele al convito di Agatone, Socrate,
       sentendosi dominare da una strana forza, " andava per la
       strada restando via via indietro...tutto rivolto in se stesso",
       finchè, completamente afferrato da una strana condizione che
       tutto lo pervade, si toglie dal trambusto di una via " per
       ritirarsi nel vestibolo della casa vicina dove se ne sta in piedi,
       immobile". I convitati mandano un servo a chiamarlo, ma
       Aristodemo interviene dicendo : " Eh no, lasciatelo stare. E'
       un'abitudine sua. Avviene spesso che si fa in disparte e che se
       ne sta lì immobile. E ciò in qualunque luogo. Verrà fra poco,
       ne sono sicuro."
       Che cosa faccia Socrate, Platone non lo dice: si limita ad
       ascrivere questa curiosa abitudine alla sua nota " stranezza",
       ma forse sarebbe meglio dire " dislocazione".
       L' amore infatti "porta fuori dai luoghi " dove solitamente si
       svolge la vita; crea uno stato di sospensione in cui spazio e
       tempo perdono estensione e durata. E- straneo all'ordinato
       scorrere della quotidianità, l'amore è  fuori luogo.
       Giunto tra i convitati, Socrate indugia immobile per circa 
       mezz'ora, giusto il tempo per cui il pranzo giunga a metà e poi,
       quando - ebbro - Alcibiade inizia a parlare del suo amore per
       Socrate, accenna ad un altro episodio in cui lo stesso per
       ventiquattr'ore " da un'aurora ad una successiva aurora" se
       ne stette immobile, spiato dai compagni che volevano sapere
       quanto sarebbe durato in quella condizione..
       Questi episodi sarebbero trascurabili se Amore fosse solo un
       sentimento umano e non qualcosa di demonico, anzi " il
       segno di un dio".
       Come Apollo, Dioniso e le Muse, anche Amore è simbolo del
       legame tra l'uomo e il dio che viene incontro, o, come è detto
       nel Teage ", che afferra". " Amore infatti è un dèmone
       possente ed è mediatore tra dio e l'uomo.
      "Essendo in mezzo tra l'uno e l'altro, colma l'immenso vuoto
        che separa i due mondi, in modo che tutto sia in sé connesso."
        ( Convito , 202 ).   (...)


Umberto Galimberti da   La terra senza il male. Jung :dall'inconscio al simbolo

2 commenti:

  1. Tentazione sempre più forte "Avviene spesso che si fa in disparte e che se
    ne sta lì immobile".

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  2. O è possibile che a volte sia il contrario: il dèmone spinge a compiere azioni che mai avremmo pensato di fare e a darsi un gran da fare...
    ( del resto - chiamiamolo pure col nome che vogliamo - ma è provato che
    il tanto declamato Amore ( fuori dalla mitologia ) sia in realtà uno stato psichico patologico di tipo ossessivo...)

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