martedì 30 maggio 2017

SAPER BASTARE A SE STESSI 3



(...)  C'è infine una differenza fondamentale tra il sentirsi soli e il
        sentirsi rifiutati, ricordiamocelo sempre.
        Saper bastare a se stessi implica un viaggio alla ricerca della
        propria anima, in modo che nel cercarla si assuma lo stato di
        interlocutori della nostra vita, e che sia meno necessario
        perdersi e possibile ritrovarsi. Diventare gli interlocutori
        mentali di noi stessi è un passaggio fondamentale e variegato,
        come il viaggio di Ulisse. Al ritorno dalla guerra di Troia,
        come racconta l' Odissea, l'eroe ha fatto ogni genere di
        incontri, ha superato molte prove, ma sempre con una meta
        fissa davanti a sé: Itaca. Non è un caso che sia dovuto
        scendere prima negli Inferi a incontrare sua madre, e solo
        dopo sia potuto tornare al mondo dei vivi. Il legame con la
        morte è forse l'elemento più identificante dell'eroe, ma è anche
        il tema centrale per chi si sente solo. Il tema della paura della
        morte e conseguentemente dell'estraneità si ripresenta come
        una spirale nell'esistenza di ognuno di noi: le emozioni
        tornano e ritornano e vengono accompagnate da una
        comprensione sempre diversa, maggiore.
        Saper bastare a se stessi comporta il recupero della propria
        autonomia e dello spazio per i propri bisogni, per i propri
        desideri, e per le proprie esigenze ( senza per questo
        calpestare l'altro ). Vuol dire essere autorevoli e assertivi.
        E in questo percorso il lavoro ci può aiutare in quanto ci
        dà un obiettivo, oltre che diventare uno strumento necessario
        per il nostro sostentamento.
        Saper bastare a se stessi significa anche imparare a liberarsi
        dagli attaccamenti troppo rigidi a luoghi, modi di fare,
        pensieri, teorie, persone, situazioni sociali. A volte aver
        operato un processo di separazione è una necessità : se non lo
        facessimo rischieremmo di cadere in una nostalgia depressiva
        che ci porterà ad essere estranei in qualunque luogo,
        costantemente alla ricerca di una patria e di una sicurezza.
        E' come se l'attaccamento patologico ci impedisse di
        raggiungere una creatività libera.  (...)


             Umberta  Telfener   da       Le forme dell'addio

2 commenti:

  1. Interessante questa scrittrice e quanto scrive. Mi hai incuriosito!

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  2. Umberta Telfener è una docente alla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute alla Sapienza ed è un'esperta in Teoria dei Sistemi.
    Oltre a questo libro ( che in realtà ha come tema centrale l'addio e ne parlerò un'altra volta) ha pubblicato un testo per me interessante che segnalo : " Ho sposato un narciso ". Penso che sia di grande attualità.

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