mercoledì 17 maggio 2017

GESTA ROMANORUM



PORTALE

Difficile dire
quante spade, quante lance, quanti elmi di cuoio
sui profili romani,
quanti fabbri e pescatori col cappelluccio a cono
e le orecchie puntute,
quante facce di porco o di drago, quanti piedi
con cinque dita

e ruote e focacce sbilenche e proiezioni
di tavole imbandite

nella ressa, nel fuoco, nella gioia
delle neve che approssima, del vino
bevuto in gioventù,
della folla irta e viva, di un'intera nazione
che pesca, caccia e prepara
l'acre festa sul legno.

                                                                    ***


PONZIO P.

Al fondo
d'un orrido paese che non ha inverno, rettore
di teste calde, giudice di liti
senza capo né coda
- cos'altro può volere il più maligno
dei padri? Solo un sogno mi riporta
al verde inciso dei prati, ai piaceri d'un tempo
che non ritorna: il trotto del maneggio
deserto,
le delicate azioni campestri,
le giubbe rosse per strangolare la volpe
dietro l'ultima siepe.
Realtà
è lo squallore dei viaggi, la carriera maldigerita,
le raccomandazioni che non servono a niente
o arrivano in ritardo: è avere - invece
dello stagno grigio e mattutino, pieno
di pigra cacciagione -
questo sporco catino dove mi lavo le mani.

                                                                          ***


RAMMARICO DEL VICERE'

Non si va né avanti né indietro.
Non si guarda né a destra né a sinistra,
né in basso né in alto. Tutto - ormai -
filerebbe secondo le istruzioni
se non fosse per questi apostoli di merda,
per queste incredibili dodici persone
che fra l'essere morti ed essere vivi
trovano sempre qualche differenza.



      Giovanni  Raboni     da      Gesta Romanorum

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