lunedì 8 maggio 2017

ABBANDONARE PER REALIZZARE IL PROPRIO DESTINO 3



(...) Un caso in cui l'abbandono provoca una tragedia è quello di
       Enea e Didone. Quando Enea parte per l' Italia, dove è
       chiamato a fondare un nuovo Stato, la regina cartaginese
       impazzisce e si suicida. Enea, dalla nave, vede le fiamme della
       pira su cui la sua amante viene cremata. Attenzione, però.
       In questa vicenda ci sono due elementi molto particolari. Il
       primo, è che Didone impazzisce: non si uccide dunque per
       amore, ma perché è uscita di senno ( anche se per colpa dell'
       amore ). L'altro è che l'amore tra Enea e Didone non è
       spontaneo, ma è stato artificialmente indotto da Era, per i
       propri fini. Più una storia di sortilegi e follia - dunque - che
       una storia di passione delusa.
       Molto interessante invece l'unico amore mitologico di mia
       conoscenza in cui ha luogo un abbandono immotivato:
       Arianna lasciata da Teseo. La vicenda è nota. Teseo è il
       grande eroe che unificò il popolo ateniese in un singolo Stato
       e stabilì la sede del governo ad Atene. Teseo veniva celebrato
       però soprattutto per un'impresa precedente alla fondazione
       di Atene, e cioè per aver ucciso il Minotauro, mostruoso uomo
       con la testa di toro a cui ogni anno il re di Creta, Minosse,
       doveva consegnare nove fanciulle e nove fanciulli affinché si
       sfamasse. Aiutato da Arianna, figlia di Minosse, Teseo entrò
       nel labirinto in cui viveva il Minotauro, lo uccise e riuscì,
       seguendo il filo svolto dal gomitolo che gli aveva consegnato
       Arianna, a ritrovare la strada per uscire. Raggiunta tra mille
       difficoltà la propria nave, Teseo partì dunque con Arianna ma,
       per motivi sconosciuti, decise ad un certo punto di liberarsi di
       lei, e la lasciò sull'isola di Dia, attuale isola di Nasso. Tanto
       strano e ingiusto sembrò agli dei quell'abbandono, che
       Dioniso in persona si scomodò per consolare Arianna e il
       gran signore dell' Olimpo, Zeus, non soltanto le concesse l'
       immortalità, ma pose la sua corona nuziale fra le costellazioni
       del cielo. Una conferma, questa sollecitudine paterna e quasi
       esagerata degli dei,  della rarità, anzi dell'unicità di un
       abbandono scaturito forse dalla noia, dalla cessazione dell'
       amore. La convivenza a bordo della nave avrà fatto capire a
       Teseo che Arianna non era la donna adatta a lui... insomma,
       semplicemente se ne era stufato. Ma questa motivazione, oggi
       così ovvia e frequente, non era neppure prevista in quei tempi
       eroici .  (...)


            Susanna  Schimperna    da    Abbandonati e contenti

3 commenti:

  1. Molto bella questa carrellata di esempi mitologici.
    Forse il mio discorso non c'entra niente, ma tra i vari abbandoni per realizzare il proprio destino, mi viene in mente Abramo che, su comando di Dio, lascia il proprio luogo di origine.
    Ma singolare è il fatto che le parole "Leck leckà" che vengono comunemente tradotte con "Esci dalla tua terra", in realtà pare abbiano il signicato più sottile di "Vai a te stesso"!!! Interessante, vero?
    Buona serata e grazie!!!

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  2. Certo che c'entra, la " chiamata di Abramo" con il discorso sull'abbandono inteso in una particolare accezione.
    Vediamo nella Storia: rileggendo alcune pagine del Primo Testamento, possiamo capire come Dio si è raccontato, come ha aiutato l'uomo, nonostante le sue fragilità e le sue fatiche, a scoprire il suo " dentro" e la sua chiamata. In effetti di Abramo non sappiamo molto, ma abbastanza per capire ciò che accadrà : la tradizione rabbinica ci dice che suo padre, Terach, fosse un costruttore di idoli. Abramo è realizzato, vive in una città ricca ed è nel pieno della sua maturità umana e affettiva. Un giorno sente la chiamata misteriosa di una divinità senza nome e senza volto che gli dice: " Leck Leckà ", tradotto nelle Bibbie come " Esci dalla tua terra".
    Ma la traduzione corretta è più sottile ed è " Vai a te stesso", quindi il movimento che Abramo deve fare non è quello di lasciare un luogo,
    ma di entrare in se stesso per interrogarsi su ciò che è diventato.
    Contrariamente agli idoli che deve costruire, il Dio misterioso non gli chiede di uscire fuori - verso l'idolo - ma di entrare dentro per scoprire il duplice volto di Dio e dell'uomo.
    Quindi è assolutamente coerente l'osservazione fatta da te riguardo il nostro discorso : Abramo, per diventare quello che poi sarà per il popolo ebraico, dovrà ABBANDONARE tutto quello che era e trovare una strada nuova, che gli consenta di essere compiutamente se stesso .
    Abramo ( come ho avuto modo di esplicitare nel brani che fanno riferimento ad un abbandono in vista del compimento di un destino ), il proprio lo ha realizzato pienamente: è diventato il primo cercatore di Dio.
    Quello che mi preme ancora sottolineare, è la modernità di questo tipo di "chiamata", che invece di indirizzare verso un " luogo di Dio, una Terra Promessa " ci indica con chiarezza un'altra strada : quella che fa capo alla nostra interiorità, alla nostra anima.
    E ti ringrazio, Annamaria, per avermi dato l'opportunità di approfondire questo tema.

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  3. Grazie a te, Frida, di aver approfondito il mio piccolo spunto con questo discorso estremamente interessante, a mio avviso soprattutto per due motivi. L'importanza data all'interiorità rispetto alle dimensione esterne della nostra vita e la grande modernità di questo tipo di chiamata, come hai opportunamente osservato, che conduce proprio a un luogo interiore. Un discorso da riscoprire e meditare anche in rapporto alla dispersione che spesso oggi ci si trova a vivere!!!

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