giovedì 9 febbraio 2017

LETTERA DI JUNG A FREUD 18 DICEMBRE 1912


Zurigo, 18 Dicembre 1912


(...) Caro professore,
       mi consente per un momento di parlarLe seriamente? . Io
       riconosco la mia incertezza di fronte a Lei, ma ho la tendenza
       a mantenere la situazione in termini onesti e assolutamente
       corretti. Se Lei ne dubita è colpa Sua. Vorrei però attirare la
       Sua attenzione sul fatto che la Sua tecnica consiste nel trattare
       i suoi allievi come Suoi pazienti, ed è uno sbaglio. Così
       facendo, Lei alleva dei figli schiavi o degli sfacciati bricconi.
      ( Adler- Stekel e tutta la banda impudente che sta facendosi
       largo a Vienna ). Io sono abbastanza obiettivo per penetrare il
       suo truck. Lei punta il dito su tutte le azioni sintomatiche che
       coglie nella Sua cerchia e così abbassa a livello di figlio e
       figlia tutti coloro che Le stanno intorno, i quali riconoscono in
       sé - arrossendo - la presenza di tendenze erronee e intanto Lei
       se ne sta sempre bene assiso in alto in veste di padre.
       Per puro spirito di sudditanza, nessuno ha il coraggio di
       afferrare il profeta per la barba e domandare una buona volta:
       Che cosa dice Lei ad un paziente che ha la tendenza ad
       analizzare l'analista anziché se stesso?. Al che, Lei gli ribatte:
       "Ma, insomma, chi dei due ha la nevrosi?". Quando Lei stesso
       si sarà liberato interamente dai complessi e la smetterà di
       giocare al padre con i suoi figli - dei quali sottolinea
       costantemente i punti deboli - prendendo di mira una buona
       volta se stesso, allora entrerò in me e liquiderò in un colpo
       solo il mio perverso dissidio con me stesso nei Suoi confronti.
       Con i migliori saluti,
       Suo devotissimo Jung   (...)

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