domenica 26 febbraio 2017

L' INDE. QUE SAIS - JE ?


(...) In un capitolo di Notturno indiano, un membro della Società di
      Teosofia di Madras, un signore raffinato e distante, sottopone il
      mio personaggio ( il viaggiatore occidentale che si è recato in
      India sulle tracce di un amico scomparso ), a una sorta di
      esame, interrogandolo sulle sue conoscenze di quel Paese.
      Imbarazzato dalla propria incompetenza e come punto sul vivo,
      il protagonista risponde sgarbatamente : le sue conoscenze
      sull' India consistono in una guida in inglese, India, a travel 
      survival kit  e soprattutto in un libriccino della
      collana francese  " Que sais-je? ( una sorta di Bignami
      transalpino ) che si intitola  L' Inde. Que sais - je?
      Quel mio romanzo era preceduto da una nota con le mie iniziali
      che comincia così : " Questo libro, oltre che un'insonnia, è un
      viaggio. L'insonnia appartiene a chi ha scritto il libro, il
      viaggio a chi lo fece." Dietro questa specificazione, plausibile
      per ogni libro, ma che sembra scritta apposta per narratologi,
      si cela - non lo nego - una  excusatio non petita. 
      E' tempo di ammetterlo : le conoscenze sull' India dell'insonne,
      che coincide con chi ha scritto li libro, probabilmente non
      erano molto diverse da quelle di chi aveva fatto il viaggio, cioè
      il suo protagonista. " La cattiva coscienza", una faccenda che
      si verifica ovviamente solo a posteriori, non tardò a intervenire
      Come desideroso di togliere il mio personaggio dalla profonda
      ignoranza in cui si trovava, cominciai a leggere tutto quello
      che lui avrebbe dovuto aver letto sull' India prima di
      intraprendere un viaggio del genere. Possibile - cominciai a
      chiedermi - che con le conoscenze che ci hanno lasciato dal
      Medioevo fino ad oggi tutti i nostri grandi viaggiatori, uno
      scrittore avesse il coraggio di infilare in un suo romanzo  - in
      un continente del genere - e in situazioni tutt'altro che facili,
      un personaggio così smaccatamente ignorante?
      Libri e libri cominciarono ad accumularsi sulla mia scrivania,
      finchè non mi sembrò di avere materiale a sufficienza da poter
      suggerire al personaggio il comportamento giusto e le risposte
      adeguate per le situazioni in cui si trovava. Rileggevo ad
      esempio il capitolo allorchè il mio viaggiatore conversa di 
      notte nella stazione di Bombay con un jainista che va a morire
      a Madras, gli dicevo : " Tira fuori almeno una frase decente
      sul jainismo come l'hai letto su quello storico delle religioni;
      non ti accorgi che la vostra è una conversazione fra sordi?".
      Oppure rileggevo il capitolo in cui il viaggiatore entra nel
      sordido alberghetto Khajuraho e colto da stupida paura,
      reagisce facendo sapere che la sua ambasciata è al  corrente
      delle sue mosse e gli dicevo : " Comportati come quel
      giornalista inglese che ha girato tutto il mondo e che in una
      situazione del genere sa benissimo che ad un occidentale non
      torcerebbero mai un capello; hai fatto la figura del fesso."
      Così pensavo, convinto ormai di sapere a sufficienza sull' India
      Ma sull' India non si sa mai abbastanza.  (...)


                Antonio Tabucchi    da    Viaggi e altri viaggi
      

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