giovedì 29 dicembre 2016

REQUIEM PER UN'AMICA 1






                                                    Ho morti, e li ho lasciati andare...



Ho morti, e li ho lasciati andare,
e stupivo a vederli così in pace,
così presto accasati nella morte, così giusti,
così diversi dalla loro fama. Solo tu torni
indietro, mi sfiori, ti aggiri, vuoi
cozzare in qualcosa che risuoni di te
e ti riveli. Oh, non prendermi quel che
lentamente imparo. Io ho ragione; sei in errore
se hai - commossa - nostalgia di
cose . Noi trasformiamo queste;
non sono qui, le riflettiamo in noi,
dal nostro essere appena le riconosciamo.
Ti credevo assai più avanti. Mi sconcerta
che erri e ritorni proprio tu, tu che più
di ogni altra donna hai trasformato.
Che ci spaventassimo quando moristi, ché
la tua forte morte c'interrompesse oscuramente
strappando via il prima dal poi -
ciò riguarda noi; trovare un nesso in ciò
sarà lavoro che facciamo sempre.
Ma che ti spaventassi tu e ancora adesso
abbia spavento quando spavento più non vale;
che perda un pezzo della tua eternità
ed entri dentro qui, amica mia,
dove nulla ancora è; che distratta,
per la prima volta distratta nel gran tutto e mezza persa,
non afferrassi il sorgere delle nature infinite
come afferravi qui ciascuna cosa;
che dall'orbita che già ti aveva accolto
la muta gravità di una qualche inquietudine
ti attragga giù verso il tempo contato -
questo mi desta spesso a notte come un ladro che effrange.
E potessi io dire che sol ti degni,
che vieni per generosità, per esuberanza,
in quanto sei così sicura, così in te stessa,
che gironzoli come un fanciullo impavido
di luoghi dove si fa del male -
ma no: tu implori. Questo mi va fin
dentro le ossa e stride come una sega.
Un rimprovero che muovesse da fantasma,
muovessi rancorosa a me quando di notte mi ritiro
nei miei polmoni, nelle mie budella,
nell'ultima più angusta cavità del cuore -
un tale rimprovero non sarebbe crudele
come questo implorare. Cosa implori ?
Di', devo mettermi in viaggio? Hai abbandonato
in qualche posto una cosa che si affligge
e che ti vuol seguire? Devo raggiungere un paese
che non vedesti benché ti fosse affine
quanto l'altra metà dei tuoi  sensi?
Navigherò i suoi fiumi, scenderò
a terra e chiederò di costumanze antiche,
parlerò con le donne all'uscio
e le starò a guardare mentre chiamano i figli.
Terrò a mente come si avvolgono lì
del paesaggio fuori nell'antico lavoro
dei pascoli e dei campi; pretenderò
d'esser condotto dinnanzi al loro re
e indurrò i sacerdoti con la corruzione
a pormi innanzi al simulacro più potente
e ad andar via chiudendo le porte del tempio.
Ma allora, quando avrò saputo molto,
contemplerò semplicemente gli animali, che
un che delle movenze loro scivoli di qua
nelle mie giunture; avrò un'esistenza breve
nelle loro pupille che mi terranno
e lentamente lasceranno - placide - senza giudicare.
Mi farò elencare dai giardinieri
molti fiori, così che nei frantumi
dei bei nomi propri, riporti
un resto qui di quei cento profumi.
E frutti comprerò, frutti dove la terra
si ritrova ancora, fino al cielo.


       Rainer Maria  Rilke



4 commenti:

  1. Davvero molto bella complimenti Frida per la scelta
    Un abbraccio
    Maurizio

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    1. Sono davvero contenta che la lirica di Rilke ti sia piaciuta ; io ho i brividi sottopelle ogni volta che la leggo ( quanto può suscitare un sentimento profondo! ). Ed è magistralmente scritta ( da quel grande poeta che era. Che è ).
      Buona Fine d' Anno, Maurizio!

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  2. "...avrò un'esistenza breve nelle loro pupille che mi terranno e lentamente lasceranno,placide,senza giudicare.."...bellissima descrizione del mio rapporto con loro...grazie..

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    1. Nella grande delicatezza di scrittura di tutta questa lirica, hai sottolineato un'immagine di semplicità quasi bucolica. Ma c'è anche il concetto di " tempo" che troviamo - con spirito e intenti diversi anche in altri passi- e che qui ha la durata di uno sguardo. Trovo che sia un'immagine felice, di grande impatto
      emotivo. E molto tenera.
      Serena Fine d' Anno anche a te.

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