giovedì 22 dicembre 2016

LOU A RILKE ( Lettera )



Vienna, 13 gennaio 1913


(...)  Caro Rainer,
        la tua lettera, che mi è stata appena recapitata, è qui davanti
        a me e mi sembra faccia parte di questa prima neve d'inverno
        che si stende a perdita d'occhio davanti alle finestre e sui
        giardini circostanti, tale è l'intensità di cui mi parla della
        lontananza da te, la lontananza di cui scrivi, che non
        dovrebbe esistere. Io l'avverto fortemente , Rainer, è una
        lontananza puramente spaziale, e vivo come assurdo il fatto
        che risulti insormontabile. Salvo poi ricorrere al treno e a
        tutti i possibili dispendi di energia per improvvisare un
        incontro a data da destinare. E invece noi dovremmo essere
        vicini l'uno all'altra attraverso vie impercettibili,
        spontaneamente, in profondo silenzio; non dovrebbe in alcun
        modo trattarsi di un frammento nel mosaico del vissuto
        destinato a spostare le altre tessere, ma di un'esperienza che
        si realizza senza dislocare nulla e senza doversi adeguare a
        quei contorni. Dovrebbe pur essere possibile e forse un
        giorno  lo sarà davvero. Io sto già facendo qualcosa di
        analogo - qualcosa che si avvicina a questa esperienza - e
        te ne ho parlato molte volte . Solo quando leggo la tua lettera,
        il passo del taccuino e tutte le pagine in cui improvvisamente
        trova espressione ciò che altrimenti resta inanimato e muto
        persino nei rapporti umani più intimi e personali, solo allora
        ti ho accanto a me. Ho l'esperienza del tuo vissuto, della tua
        esistenza e non c'è nulla al mondo che mi convinca che nel
        frattempo da te si sia staccato un frammento - per quanto
        minuscolo - perché dentro alla tua scrittura tu ti preservi
        totalmente, integro e sano, come colui che sperimenta al
        massimo grado di profondità l'essenza dell'umano. Sì, allora
        ti ho, ti vedo di nuovo, ed è una consolazione immensa sapere
        che puoi intraprendere questi viaggi segreti fino a me, fino
        a tutte le mie più intime percezioni dell'esistenza. Ma come
        posso comunicarti a mia volta questa indescrivibile
        vicinanza? In che modo posso dirti che in questa particolare
        condizione è quasi brutalmente indifferente  se la via si
        delinea dalla beatitudine di vedersi consacrato al tutto o dal
        terrore di mischiarsi con ciò che non ci appartiene?
        Come posso trasmetterti la gioia indubitabile che in entrambi
        i casi l'uomo che si esprime è esattamente lo stesso - così 
        come sempre il medesimo è l'uomo sulla croce e il risorto -
        quello stesso uomo che , scisso tra un beato possesso
        assoluto e il martirio di essere a sua volta posseduto, non potè
        fare altro che rinunciare a ciò che gli altri chiamano il
        proprio " sviluppo ", il proprio costante e proficuo cammino
        esistenziale. Sono fermamente convinta che non sia possibile
        modificare questo stato di cose e ne sono contenta perché,
        operare dei cambiamenti comporterebbe la più spaventosa
        delle fratture. Io credo che tu debba soffrire e soffrirai
        sempre. Non c'è nessuno che possa evitartelo, ma è possibile
      - sì, questo è possibile - che avere qualcuno accanto che lo
        sappia e partecipi alla sofferenza a volte faccia bene, a volte
        male. Sento che oggi sarei molto più dura con te di quanto
        non lo fossi un tempo ( anche se in un modo del tutto diverso
        rispetto ad allora ) e sento anche che in me sono maturi mille
        sguardi materni e tenerezze per te, per te soltanto, tu che sei
        l'unico in grado di percepirli e di goderne. Ma anche in 
        questo caso questi due aspetti non sarebbero che un'unica,
        identica cosa : ed è strano quanto mi sia evidente che l'
        intransigenza ne fa parte e non è disposta a cedere in 
        grandezza. Ti allontana da me che io ti scriva questo?. Ne
        sono certa : arriverà il giorno in cui saremo di nuovo felici
        insieme e lieti allo stesso modo di tutti i pericoli che la vita
        ha in serbo per ciascuno di noi due, separatamente.
        Oggi ti devo ancora scrivere di una morte, diversa da quella
        del passo del tuo taccuino, una morte che tuttavia per me non
        è tale. Mia madre si è addormentata dolcemente. Non ha
        voluto passare nel suo novantesimo anno, se n'è andata con
        un palpito leggero, come in sogno. Qui non lo dico a nessuno,
        non voglio che mi si presentino le condoglianze del caso.
        E quindi cercherò di non portare quell'odioso ed esplicito
       " lutto". Per lei mi vestirei volentieri di bianco (...)


                        Lou


                

Rainer Maria Rilke & Lou Salomé da  Da  qualche parte del profondo
       

 

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