domenica 18 dicembre 2016

LE FERITE DELLE DONNE




(...) Non sono stati certo pochi gli uomini illustri, da Aristotele a
      Tommaso d' Aquino, da Tolstoj a Moebius che hanno
      dichiarato in saggi, romanzi e dissertazioni pseudo- 
      scientifiche l'inferiorità intellettuale, morale e perfino umana
      della donna. Lo stesso Freud, non soltanto con il concetto di
      invidia del pene, ma anche con l'ipotizzare un masochismo e
      un narcisismo strutturali, l'ha dipinta come una figura 
      mancante, costretta dalla sua debolezza ad usare strumenti
      sotterranei, come la manipolazione, la seduzione o l'          
      aggressività passiva, per ottenere considerazione. Le donne
      occidentali sono cresciute e vissute per secoli all'interno di un
      paradigma che le svalutava e con questo si sono identificate
      perché costituiva l'unico modello disponibile. " Dopo essere
      andata oltre il primo tentativo di chiarirsi la mancanza del
      pene", afferma Freud, " considerandola come una punizione
      personale, e dopo aver compreso la generalità di questo
      carattere sessuale, la donna comincia a condividere il
      disprezzo dell'uomo per questo sesso minorato in un punto
      decisivo e, almeno in questo giudizio, si trova assimilata all'
      uomo." Oltre ad un' inferiorità di tipo sessuale, Freud sostiene,
      attribuendola alle vicissitudini del complesso di Edipo, anche
      un'inferiorità morale della donna. Secondo Freud - infatti -
      mentre il maschio è spinto dall'angoscia di castrazione a
      rinunciare alla madre e a identificarsi con i divieti e i precetti
      morali del padre, costruendo così un proprio Super- Ego
      autonomo, la bambina, che non ha nulla da perdere sapendosi
      già castrata, ed è quindi meno motivata ad intraprendere un'
      analoga interiorizzazioni delle norme parentali, svilupperebbe
      un Super - Ego più debole. La minore riuscita di questa
      interiorizzazione determinerebbe - inoltre - una minore
      capacità di pensare in modo oggettivo e astratto. " Si esita a
      dichiararlo " , sostiene Freud, " ma non ci si può sottrarre
      all'idea che per la donna il livello di ciò che è eticamente
      normale, sia differente. Il su Super- Ego non diventa mai così
      inesorabile, così impersonale, così indipendente dalle sue
      origini affettive come esigiamo che sia nell'uomo. I tratti del
      carattere, che da tempo immemorabile la critica ha rinfacciato
      alla donna, - che essa mostra minor senso di giustizia dell'
      uomo, minore inclinazione a sottomettersi alle grandi necessità
      della vita, che troppo spesso si lascia guidare nelle sue 
      decisioni da sentimenti di tenerezza o di ostilità - troverebbero
      amplissimo fondamento nelle modificazioni subite dalla donna
      nella formazione del suo Super- Ego.  (...)


              Vera  Slepoj   da   Le ferite  delle donne


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