mercoledì 28 dicembre 2016

LA GIOIA CHE SE NE FUGGE...



                                                La gioia è un'emozione impalpabile...




(...) La gioia è un'emozione così impalpabile e così fuggitiva che   
       non è facile trattenerla e talora non è nemmeno possibile
       contemplarla: si allontana da noi con ineffabile leggerezza e,
       quando la tristezza scende come aquila ferita in noi, la gioia
       si frantuma e si incenerisce. Come ha scritto una volta
       Nietzsche, col suo linguaggio temerario e folgorante :
      " Quando gli uomini dalla profonda tristezza sono felici, si
       tradiscono : hanno un modo di afferrare la gioia come se
       volessero schiacciarla e soffocarla per gelosia - ah, sanno fin
       troppo bene che da loro se ne fugge! ".
       Non solo negli uomini dalla profonda tristezza, ma anche 
       negli uomini  nei quali la tristezza è una  Stimmung ( stato
       d'animo ) fragile ed eterea, nebulosa e immateriale, la gioia
       non ha il tempo di nascere : lacerata da un taedium vitae che
       dilaga nell'anima, facendola quasi sanguinare. Non saprei 
       indicare su questo tema parole più belle e misteriose di quelle
       che ha scritto - con stremate incrinature elegiache - Sigmund
       Freud:
     " Non molto tempo fa, in compagnia di un amico silenzioso e di
        un poeta già famoso nonostante la sua giovane età ( Rainer
        Maria Rilke n.d.r. ), feci una passeggiata in una contrada
        estiva piena di fioritura. Il poeta ammirava la bellezza della
        natura intorno a noi, ma non ne traeva gioia. Lo turbava il
        pensiero che tutta quella bellezza era destinata a perire e che,
        col sopraggiungere dell'inverno, sarebbe scomparsa, come
        del  resto ogni bellezza umana, come tutto ciò che di bello e
        nobile gli uomini hanno creato o potranno creare.
        Tutto ciò che egli avrebbe altrimenti amato e ammirato, gli
        sembrava svilito dalla caducità cui era destinato".
        Cosa nasce da questa dolorosa esperienza della vita: da
        questo taedium vitae dilagante e inarrestabile?
      " Da un simile precipitare nella transitorietà di tutto ciò che è
         bello e perfetto, sappiamo che possono derivare due diversi
         moti dell'animo : l'uno porta al doloroso tedio universale 
         del giovane poeta, l'altro alla rivolta contro il presunto 
         dato di fatto. No! è impossibile che tutte queste meraviglie
         della natura e dell'arte, che le delizie della nostra 
         sensibilità e del mondo esterno debbano veramente finire
         nel nulla. Crederlo sarebbe troppo insensato e troppo 
         nefando. In un modo o nell'altro devono riuscire a 
         perdurare, sottraendosi ad ogni forza distruttrice ".
         Se il destino ci fa essere come il giovane poeta, così
         disperatamente sensibili alla precarietà e alla finitudine 
         delle cose, alla loro evanescenza e alla loro inconsistenza,
         allora la grazia della gioia fatica a rinascere in noi . (...)


                   Eugenio Borgna    da   Le emozioni ferite



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